Festa della Presentazione del Signore
Giornata della vita consacrata
(Seminario vescovile 2 febbraio 2019)
Quaranta giorni dopo Natale celebriamo la Presentazione del Signore al Tempio. Maria e Giuseppe presentano, o meglio, “consegnano” a Dio quel Figlio che avevano ricevuto in dono. E’ un gesto, che richiama la volontà di non trattenere nulla, ma di consegnare tutto a Dio, ossia quello che è la dimensione fondamentale della vita consacrata: le cose (povertà), le relazioni (castità), la libertà (obbedienza). Col vostro “Sì”, cari religiosi e religiose, vi siete donati totalmente al Signore, consacrando a Lui la vostra vita. Da allora non vi appartenete più: siete di Cristo, siete della Chiesa, appartenete a tutti più che a voi stessi! Questa appartenenza vi chiede di vivere la radicalità dell’amore, che vi permette di fare della vostra vita un dono ai fratelli.
La festa della presentazione del Signore al tempio è una “festa d’incontro”: l’incontro tra il Dio bambino e l’umanità in attesa, rappresentata da Simeone ed Anna. E’ l’incontro tra due coppie: da una parte i giovani Maria e Giuseppe, dall’altra gli anziani Simeone e Anna. Al centro dell’incontro c’è Gesù. Proprio l’incontro con Gesù dà origine alla vocazione religiosa: Tutto è cominciato dall’incontro. Bisogna farne memoria, ravvivarlo ogni giorno, perché esso dà senso ed un orientamento nuovo alla vita di ciascuno.
Ce lo ricorda papa Francesco: “La vita consacrata nasce e rinasce dall’incontro con Gesù così com’è: povero, casto e obbediente. Quanto ci fa bene, come Simeone, tenere il Signore «tra le braccia» (Lc 2,28)! Non solo nella testa e nel cuore, ma tra le mani, in ogni cosa che facciamo: nella preghiera, al lavoro, a tavola, al telefono, a scuola, coi poveri, ovunque.
“La vita frenetica di oggi induce a chiudere tante porte all’incontro, spesso per paura dell’altro – sempre aperte rimangono le porte dei centri commerciali e le connessioni di rete –; ma nella vita consacrata non sia così: il fratello e la sorella che Dio mi dà sono parte della mia storia, sono doni da custodire. Non accada di guardare lo schermo del cellulare più degli occhi del fratello, o di fissarci sui nostri programmi più che nel Signore. Perché quando si mettono al centro i progetti, le tecniche e le strutture, la vita consacrata smette di attrarre e non comunica più; non fiorisce perché dimentica “quello che ha di sotterrato”, cioè le radici”.
Vivere l’incontro con Gesù aiuta a superare la paralisi della normalità, della ripetitività, della monotonia feriale: lasciarsi incontrare da Lui, favorire l’incontro con Lui alimenta la vostra vita spirituale, aiuta a superare la stanchezza, la noia e la monotonia che spesso rendono cupa la vita. Se si vive ogni giorno l’incontro con Gesù e i fratelli, il cuore non si chiude in se stesso, ma diviene capace di apprezzare le piccole cose belle della vita quotidiana. Ecco quel che conta veramente: vivere l’oggi di Dio.
Desidero dire il mio grazie per ciò che siete e ciò che fate nel lavoro apostolico! La storia ha bisogno del lievito di santità che è in voi. Vi esprimo la gratitudine della Chiesa, perché siete capaci di portare la gioia del Vangelo nei diversi ambiti in cui operate, nel silenzio e senza grandi clamori. Solo il Signore conosce fino in fondo il valore e la fecondità del servizio che rendete. Vi chiedo di continuare a spendervi con generosa dedizione; fate sentire a chi incontrate che è bello aver detto “Sì” al Signore che mai ci delude. La gioia con la quale saprete vivere la quotidianità, la vostra amabilità ed il vostro sorriso saranno il primo antidoto alla crisi vocazionale; susciteranno nelle nuove generazioni la voglia di mettere in conto la possibilità di consacrarsi a Dio. In un mondo in cui si dà il primato all’avere più che all’essere, voi potete diventare segni profetici della gratuità dell’amore di Dio!
E’ vero: i limiti dell’età avanzano per tutti. Ed allora permettetemi di dire un grazie anche alle consorelle più anziane, specie a quelle che hanno dedicato una vita alla nostra Locride, nel silenzio di un servizio umile che ha dato speranza a tanti ragazzi e giovani. Ad esse ed a quelle più “acciaccate” nel corpo, dico: c’è in voi tanta gioia e tanto entusiasmo spirituale che potete trasmettere. Potete trasmettere alle più giovani la vostra stessa esperienza di fede. Offrite a Dio le vostre sofferenze e i vostri limiti fisici con l’amore, che mai vi deve abbandonare. L’amore non ha età: a tutte l’età si può amare ed essere segni speciali della presenza di Dio nel mondo.
Il Signore vi accompagni nella vita di ogni giorno. E non faccia mai spegnere in voi la luce di Cristo.
Francesco Oliva, vescovo
©2023 Pandocheion – Casa che accoglie. Diocesi di Locri-Gerace. Tutti i diritti sono riservati.