Un cammino illuminato da Gesù Omelia di S.E. monsignor Francesco Oliva - Messa esequiale del giovane Domenico

ESEQUIE DI DOMENICO Zappavigna

(Benestare 10 gennaio 2023)

Dall’aurora, Signore, ti cerco; accoglimi nella tua gioia”. Queste parole del Salmo 62 sembrano appartenere a Domenico, che ha cercato il Signore sin dalla più giovane età ed in breve tempo l’ha incontrato ed amato. Dall’aurora, dalla nascita, da quando i genitori Enzo ed Antonella l’hanno accolto e generato alla vita.

O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua”.

L’incontro col Signore ha contrassegnato la vita di Domenico.

Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi” (Rm 14, 7-9).

‘Siamo del Signore’: è questa la parola piena di speranza di cui abbiamo bisogno in questo momento di tristezza.

Domenico appartiene interamente al Signore. Domenico stesso non ne ha fatto un mistero, dal momento che lo ha posto al centro della sua vita. Lo esprimeva nella sua semplicità con parole prese dal linguaggio informatico. Amava dire: la password della fede e della vita è Gesù.

Domenico che frequentava lo Zaleuco, il liceo scientifico di Locri, conosceva bene (come lo sapevano i suoi compagni di scuola) il senso del termine inglese password, che vuol dire ‘parola d’accesso’, ‘parola d’ordine’ o ‘chiave d’accesso’. Gesù è la chiave d’accesso alla fede e alla vita. Non c’è fede vera senza di Lui, se manca il legame personale, vivo e vero, con Lui. È Gesù che illumina il cammino, che ha illuminato il cammino di Domenico. È Gesù nostra speranza e nostra pace:

Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza” (Christus vivit, 1-2).

“Per questo Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi”.

Gesù è risorto e vuole farci partecipare alla novità della sua risurrezione. Egli è la vera giovinezza di un mondo invecchiato ed è anche la giovinezza di un universo che attende con «le doglie del parto» (Rm 8,22) di essere rivestito della sua luce e della sua vita. Vicino a Lui possiamo bere dalla vera sorgente, che mantiene vivi i nostri sogni, i nostri progetti, i nostri grandi ideali, e che ci lancia nell’annuncio della vita che vale la pena vivere”.

“… Cristo stesso è per noi la grande luce di speranza e di guida nella nostra notte, perché Egli è «la stella radiosa del mattino» (Ap 22,16).

In Cristo risorto, che cammina con noi, Domenico vive, vive nella pace della vita eterna, nella beatitudine del paradiso, che è eterna comunione con Dio.

È Gesù che ha accompagnato il cammino di Domenico, che ha creduto in Lui e s’è fidato di Lui.

Gesù è la password della vita. Domenico attraverso questa password ha scoperto la bellezza dello stare insieme in parrocchia, in oratorio, con gli amici. Lo stare insieme. Con gioia, con amicizia, camminando sempre insieme, in modo da rendersi vicini anche a chi soffre, all’anziano o alle persone sole, a quanti possono avere bisogno di un sorriso, di uno sguardo, di un semplice bicchiere d’acqua.

Più che dagli idoli e dalla seduzione del mondo, Domenico s’è lasciato conquistare da modelli di vita molto più grandi: San Domenico Savio e Carlo Acutis.

La chiesa vive di giovani santi:

Il cuore della Chiesa è pieno di giovani santi, che hanno dato la loro vita per Cristo, molti di loro fino al martirio. Sono stati preziosi riflessi di Cristo giovane che risplendono per stimolarci e farci uscire dalla sonnolenza… Attraverso la santità dei giovani la Chiesa può rinnovare il suo ardore spirituale e il suo vigore apostolico.

“Il balsamo della santità generata dalla vita buona di tanti giovani può curare le ferite della Chiesa e del mondo, riportandoci a quella pienezza dell’amore a cui da sempre siamo stati chiamati: i giovani santi ci spingono a ritornare al nostro primo amore (cfr Ap 2,4). Ci sono santi che non hanno conosciuto la vita adulta e ci hanno lasciato la testimonianza di un altro modo di vivere la giovinezza” (CHV 49-50).

I giovani santi come San Domenico Savio e Carlo Acutis sono stati per lui importanti modelli di riferimento. Lo sono stati, per aver vissuto con gioia ed entusiasmo la loro amicizia con Gesù. Alla loro scuola, Domenico ha imparato ad amare Gesù Eucaristia e a desiderare di stare vicino a Lui.

Il parroco mi ha raccontato che era solito accostarsi alla confessione. Ed il giorno Natale, pur debilitato dalla malattia, ha chiesto di andare in chiesa, perché lui credeva che Gesù nasce ed è venuto. E Domenico lo vedeva vicino, nonostante la sofferenza che l’affliggeva. Nell’estate scorsa, mi ha ancora raccontato il parroco, nonostante il peso della chemio e della terapia cui era sottoposto, Domenico non ha mollato l’oratorio, è tornato in parrocchia, per animare il Grest, per stare con gli amici, i bambini e compagni. Era forte in lui il senso dell’amicizia e delle relazioni, ha vissuto il suo calvario senza distaccarsi dai suoi amici e compagni e, quando non potere vicino fisicamente (perché all’ospedale per le cure), si relazionava con loro al telefono e con i social. Per lui vivere era stare insieme.

Quanto è importante vivere la vita nella relazione quotidiana di amicizia. Domenico l’ha imparato da Gesù. Accogliendo il suo invito: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime”.

Ci vuole tanta mitezza ed umiltà per vivere la relazione di amicizia col Signore e con i fratelli. La relazione col Signore ci rende più forti, ci aiuta a portare i pesi quotidiani, ma anche i fallimenti, le prove, le difficoltà della vita, le stesse sofferenze. Anche Gesù ha sperimentato questo nella sua vita. Ha vissuto momenti belli di amicizia e di fraternità. Ma ha anche sperimentato la delusione e l’abbandono. Quando veniva rifiutato o criticato per quello che faceva, quando non si riconosceva il suo bene operare o non si riconoscevano i miracoli che compiva. Quando veniva diffamato o accusato di essere “un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori” (Mt, 11, 16-19). Anche di fronte a queste difficoltà Gesù perseverava nella sua relazione col Padre. Sapeva che tra Lui ed il Padre c’è una relazione di intima figliolanza e conoscenza, che si traduce in un amore senza limiti. Sapeva che tutto quello che è e che ha, viene dalla relazione col Padre. Lo riconosce apertamente:

Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11,25-30).

È una relazione quello col Padre che Gesù esprime con questa meravigliosa preghiera: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Si, o Padre, perché così è piaciuto a te”.

Il Signore sceglie i piccoli, non i superbi, i dotti o sapienti, pieni della loro cultura e saccenteria. Si rivela ai piccoli, perché sono loro, i piccoli, i semplici, che accorrono a Lui. A loro rivela i misteri del regno di Dio. Sono i piccoli che accolgono il suo regno, la sua Parola. Sono essi i primi a benedirlo e a lodarlo. Tra questi piccoli, c’è anche Domenico. Anche a Lui Gesù ha rivolto il suo invito:

Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”.

Questo Gesù dice a tutti noi in questo momento: alla mamma Antonella, al papà Enzo, alla sorella, che sentono troppo grande il peso della sofferenza, dell’abbandono, del timore di non essere stati ascoltati, del pensiero che le loro preghiere non sono state esaudite. Lo dice a tutti gli amici e compagni di scuola.

Lo dice soprattutto a Domenico:

“Vieni a me, basta col soffrire, col continuare ad essere oppresso e tormentato, tra letti di ospedale e terapie senza esiti. Vieni a me. Ti voglio nel mio regno, per essere sempre con me. Hai portato la croce con me in una via crucis dolorosa. Vieni a me e affidati al Padre ed alla sua volontà. Il Padre ti vuole bene, ti ha chiamato a sé, ti aspetta. Ha apprezzato la bellezza e purezza della tua vita, la dolcezza delle tue parole. Tu che dalla tua bocca non hai mai proferito imprecazione alcuna, tu che hai sperato e creduto, lottato ed amato la vita, la bellezza dell’amicizia, la musica, la scuola, la chiesa. Entra nella gioia del tuo Signore: “Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero! Amen

Francesco Oliva, Vescovo di Locri-Gerace

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