Tempi convulsi, con lo sguardo rivolto ai cambiamenti
Enzo Romeo
Scenari internazionali e politica nazionale si incrociano in questi mesi convulsi, segnati da paure ed attese. La guerra in Ucraina e la crisi energetica globale hanno difatti influenzato l’ultima tornata elettorale per il rinnovo del parlamento italiano. Anche il mondo della fede ed ecclesiale non è rimasto estraneo a tutto questo.
A metà settembre c’è stato il viaggio del papa in Kazakistan, dove è intervenuto all’Incontro mondiale dei leader delle religioni. In Centro Asia Bergoglio aveva sperato di rivedere il patriarca di Mosca, anche per favorire l’apertura di una linea di trattativa tra il Cremlino e Kiev. Così non è stato, ma i due discorsi tenuti da Francesco davanti ai rappresentanti delle varie confessioni hanno ribadito che non c’è alternativa al dialogo. Il pontefice ha sottolineato la contraddizione di un pianeta sempre più interconnesso eppure segnato ancora da profonde divisioni, tanto da fare riapparire gli spettri di un catastrofico conflitto nucleare.
Della necessità di un cambio di prospettiva anche in campo economico-finanziario, il papa ne ha parlato ad Assisi, intervenendo all’appuntamento della Economy of Francesco. La scommessa è indirizzare i giovani verso una politica economica non più speculativa, ma solidale. Di questo ha bisogno anche l’Italia in un momento di passaggio delicato, con tante aziende in sofferenza per l’aumento esponenziale delle bollette.
Vogliamo leggere la coincidenza dell’election day con il Congresso eucaristico nazionale come un segno speciale della Provvidenza, che ha fatto incrociare due aspetti fondamentali del vivere umano: l’impegno sociale e l’afflato etico-religioso. Dimensioni spesso tenute indebitamente separate, in nome di un laicismo ancora offuscato da vecchi ideologismi. Di fronte alle delicate sfide del presente è invece necessario che la politica ritrovi il senso del servizio al bene comune attraverso una visione integrale (e quindi anche spirituale) della società.
Va anche sottolineato che il Congresso eucaristico ha avuto come sede una città del Sud, Matera, che ha saputo in questi anni riscattarsi da un atavico abbandono ed oggi è un’ambita meta turistica e culturale. Il modello-Matera è un indicatore importante per il territorio della nostra Diocesi, che ha le stesse potenzialità della città lucana, ma che non è riuscita ancora metterle a frutto.
Aldilà della complessa collocazione partitica e da una rappresentanza popolare resa più difficile – specie nelle aree periferiche – dalla riduzione del numero dei parlamentari, i cattolici sono chiamati a dare convinta testimonianza in questi ambiti, offrendo il proprio contributo di competenza e di valori. Sempre con una prospettiva glocal: attenti ai cambiamenti del mondo (oggi in fiamme) e consapevoli della profonda ricchezza delle proprie radici.
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