FUNERALE DI MADRE PASQUALINA MACRI’
(Locri – Santa Caterina – 13 settembre 2021)
“Quando c’è, la fede ti cambia la vita”. Con queste parole potremmo descrivere la testimonianza di fede di madre Pasqualina Macrì, religiosa delle Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo. Una testimonianza la sua che merita di essere accolta, conosciuta e seguita. E’ la fede che ha fatto di lei un’innamorata di Cristo, ‘un’ancella’ dello Spirito Santo, una sposa del Signore. Quella fede che dà fermezza e stabilità alla propria vita. E’ la fede che fa dire a San Giovanni Crisostomo di cui oggi facciamo memoria: “Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S’innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù. Cosa, dunque, dovremmo temere? La morte? «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1, 21). Allora l’esilio? «Del Signore è la terra e quanto contiene» (Sal 23, 1). La confisca de beni? «Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via» (1 Tm 6, 7). Disprezzo le potenze di questo mondo e i suoi beni mi fanno ridere. Non temo la povertà, non bramo ricchezze, non temo la morte, né desidero vivere, se non per il vostro bene. È per questo motivo che ricordo le vicende attuali e vi prego di non perdere la fiducia”.
L’incontro con madre Giuditta Martelli ebbe un ruolo decisivo nella vita di suor Lina. La incontrò a Locri, quand’era giovane studentessa e attraverso di lei vide e comprese la concretezza dell’amore verso Dio e i poveri. Decise di farsi suora. Non fu una decisione facile, per l’opposizione che incontrò in famiglia, in particolare da parte del padre. Il 06/05/1947 entrò nello studentato della Congregazione delle Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo, frequentò la scuola magistrale di Locri. Emise la professione temporanea il 03/09/1950 in questa Chiesa di Santa Caterina. Il 03 gennaio 1958, emise i voti perpetui nella Cappella dell’Istituto in via Trieste. In quell’occasione, il Vescovo Mons. Perantoni benedisse l’Ostensorio, dono di Papa Pacelli, istituendo l’Adorazione Eucaristica quotidiana in quella cappella. Sr. Pasqualina, nata il 7 aprile 1926 a Roccella Ionica, ricevette il battesimo il 27 maggio dello stesso anno e la cresima il 25 aprile 1935 nella Chiesa Parrocchiale di S. Nicola di Bari in Roccella. Primogenita di sei figli, fu educata in famiglia al senso della responsabilità e alla laboriosità, virtù che maturarono ancor più durante la formazione religiosa. Divenne segretaria personale della venerata Fondatrice, Madre Giuditta Martelli, della quale attinse la spiritualità, la fedeltà, l’umiltà e la serietà di una consacrata. S’è sempre distinta per lo spirito di sacrificio e l’amore alla preghiera, per la bontà e la fortezza d’animo. Oltre alla devozione all’Eucaristia, era molto devota alla Madonna ed a San Giuseppe. Stimata maestra ed educatrice è stata insegnante di Religione nelle scuole medie e superiori di Locri. Vari e delicati compiti ha svolto nella Congregazione: maestra delle novizie, superiora religiosa, segretaria e consigliera generale, eletta vicaria generale in 4 capitoli generali. Nella nostra Diocesi, ha sostenuto con entusiasmo ed impegno le opere caritative e formative al tempo del Vescovo Perantoni. Lascia l’eredità di una vita semplice, umile. A tutti dice: “Questo nuovo giorno che si apre all’eternità, dono di fedeltà e d’amore a Gesù, mio Sposo, sia il testamento che lascio alle mie consorelle e ai miei cari.”
Cosa c’è alla base della vocazione religiosa di madre Pasqualina? Nient’altro che una fede genuina e vera. S’è lasciata attrarre dal Signore, ha mostrato una fede come quella del centurione di cui parla il Vangelo. Quella fede che ha destato tanta meraviglia anche in Gesù: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». Non una fede scontata e a basso prezzo! Neppure una fede superficiale ed episodica! E’ una fede che c’interpella, una fede che germoglia in un terreno che non è solo l’appartenenza ad un popolo di tradizione fortemente religiosa, bensì quello dell’amore. La fede del centurione nasce dall’amore verso il suo servo e verso la gente, tanto che le aveva finanziato la costruzione della sinagoga. Era la fede di un pagano ricco di amore. Dal suo amore nasce la supplica, la solidarietà e la generosità, la gioia di far felice qualcun altro. Gesù trova in lui una fede così grande, perché in lui vive un amore grande. Spesso separiamo la fede dall’amore, attribuiamo alla prima un astratto significato dottrinale e alla seconda un debole valore opzionale. Ma il Vangelo, al contrario, ci mostra come fede e amore vanno insieme, sono collegati. Lasciamoci interpellare da questa fede. Il centurione era un soldato romano, che amando grandemente il suo servo chiese ad un gruppo di Giudei di intercedere presso il Signore. Essendo loro benefattore essi supplicano Gesù: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù non solo non li respinge, ma s’incammina con loro. Arrivati nei pressi della casa del centurione, questi si dichiara indegno di accogliere Gesù nella sua casa: “Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito”.
Con queste parole del centurione pagano noi rispondiamo all’Agnello che ci invita a partecipare alla sua mensa, a mangiare il suo Corpo, a bere il suo Sangue. Come il centurione, sappiamo che basta una sola Parola del Figlio di Dio per essere salvi: «Io non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una Parola ed io sarò salvato». Perché la Parola di Dio ci salva? Perché è Parola d’amore. «Dio è amore» (1Gv 4,14). La Parola di Dio è Parola d’amore. Quanto è grande questo amore, se basta una sola Parola per salvarmi la vita? Per la vita di ciascuno di noi il Padre pronuncia una Parola di salvezza e l’esistenza cristiana è semplicemente vivere la vita intera a partire da questa Parola. Ed è viva ed efficace come lo è la vita di coloro che custodiscono la memoria di questa Parola e la meditano giorno e notte e ad essa ritornano nei momenti di fatica e di scoraggiamento. Noi crediamo in un Dio che viene a “salvarci dalle malattie”, ma innanzitutto a “salvarci dai nostri peccati e a portarci al Padre.
Chiediamoci se la fede in Gesù ha o sta cambiando davvero la nostra vita.
La prova della nostra fede è la capacità di lodare Dio. La prova che io credo che Gesù Cristo è Dio nella mia vita, è la lode, se ho capacità di lodare Dio. La lode è un sentimento che dà lo Spirito Santo e ti porta a dire: ‘Tu sei l’unico Dio, quello che mi fa vivere è dono del tuo amore’. Che il Signore ci faccia crescere in questa fede. Lodare il Signore: esso a cosa porta la fede! Lodo il Signore per quanto vivo, per quanto mi accade, per le persone che incontro o che mi stanno vicine? E’ la fede che ci porta a lodare e ringraziare il Signore del quale sempre possiamo avere fiducia. Lodiamo e ringraziamo il Signore per le meraviglie che ha compiuto attraverso questa umile donna che ha consacrato a Lui la sua vita e che tanto bene ha fanno alla Chiesa ed al mondo intero. Amen!
✠ Francesco Oliva
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