SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI
14 giugno 2020 Messa del Corpus Domini sul lungomare di Locri
La solennità del Corpus Domini ci vede ritornare a celebrare la Messa in pubblico. Ringrazio coloro che hanno faticato nel preparare questo momento. Dico “faticato” perché le precauzioni a tutela della salute sono veramente tante. Ed occorre veramente fatica ed impegno nel rispettarle.
Quello che ora stiamo vivendo è un segno di speranza per chi crede, ma anche per chi si professa agnostico. Per chi crede: finalmente ritorniamo – seppure con tante restrizioni – a poter nutrirci e vivere dell’Eucaristia. L’Eucaristia per noi non è un semplice cerimonia cultuale o un rito formale. Di questi possiamo anche fare a meno. Ma non possiamo fare a meno di vivere l’Eucaristia. Non possiamo fare a meno dell’incontro col Signore che si fa pane per noi: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui”, dice il Signore. E’ un alimento che ci unisce a Gesù. Di esso non possiamo fare a meno. Gesù aggiunge: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6, 51). Mi chiedo: il digiuno eucaristico in questo periodo di lockdown ci ha fatto crescere nell’amicizia con Gesù? E’ vero: abbiamo riscoperto qualche forma di preghiera, assistito a qualche celebrazione sui social. Ma mi chiedo: abbiamo avvertito la vicinanza del Signore? O abbiamo pensato che ci avesse abbandonato, ripiegandoci in noi stessi e confidando solo nell’osservanza di qualche regola igienico-sanitaria e pensando di poter fare a meno di lui?
Questa ora di preghiera è un segno di speranza anche per chi non crede. Il nostro paese nella sua unità sta ripartendo con la ripresa di tutte le relazioni sociali, delle diverse attività lavorative e produttive. Il paese sta ripartendo. Riparti, Locri! Non fermarti! Riparti, Chiesa diocesana! In questo difficile tempo il Signore cammina con te e ti si offre nel segno del pane spezzato e del sangue versato per la vita e la salvezza di tutti. E’ questo è un segno di speranza per tutti. Ma attenzione! La ripartenza potrebbe lasciare qualcuno indietro. E questo non deve accadere. I furbi, gli scaltri, gli affaristi, gli arroganti potrebbero approfittarne a danno del più umile, del semplice, dell’onesto, del povero. Questo non deve accadere!
L’Eucaristia è pane di vita e noi abbiamo bisogno di vivere, e di speranza per vivere. Vogliamo riprendere a vivere. Locri, la chiesa diocesana vuole vivere. Vivi, Locri! Vivi, chiesa diocesana! Vivi di questo pane e di questo vino. Vivi della vita di Cristo che si fa pane per tutti, che versa il suo sangue sulla croce. Rifiuta ogni gesto di violenza ed arroganza mafiosa. Non serve distruggere autolavaggi o qualunque altra attività, che danno lavoro e speranza alla nostra gente. Questo umilia e distrugge la nostra comunità. Non possiamo che dissociarci da questi e da ogni altro atto di violenza. Ciò che più conta in questo tempo, è saper camminare insieme, affrontare insieme i problemi, vivere nell’onestà e col proprio lavoro. Siamo nella stessa barca. E se affonda affondiamo tutti. Non serve la politica dell’odio e dell’opposizione per partito preso. Serve l’impegno a ricostruire un tessuto sociale fatto di operosità e di attività produttive, di solidarietà e di impegno per i valori comuni, di dialogo e rispetto reciproco. Non serve favorire vie e processi di sviluppo economico, che avvantaggiano solo pochi e lasciano dietro enormi frange di scarto e di povertà. Non aiuta prestare denaro ad alti tassi d’interesse. L’usura non fa vivere, mortifica la dignità delle persone. Gli usurai sono il volto negativo della comunità. Nè si costruisce il benessere della comunità attraverso la moltiplicazione delle sale da gioco, delle slot machine, dei giochi d’azzardo. Riaprire le sale da gioco in questo momento non può essere la prima preoccupazione. Esse non portano sviluppo, arricchiscono le mafie ed il malaffare. Sono luoghi di morte per i nostri giovani, i pensionati, le famiglie, la povera gente. Alimentare il virus della ludopatìa porta morte non meno del coronavirus: è la vera pandemia del nostro tempo!
Locri vivi! Scegli la vita! Chiesa diocesana vivi, se saprai mettere da parte l’ingiustizia, se spezzerai il pane con i bisognosi, se non ricorrerai alle vie brevi della raccomandazione e di ogni forma di arricchimento illecito. Se rispetterai il tuo prossimo. Se non cercherai il benessere attraverso le raccomandazioni e lo scambio di favori ed il clientelismo. Se ti libererai dalla tentazione della corruzione che è un virus più pericoloso della stessa pandemia da covid-19.
Locri vivi, chiesa diocesana vivi. Vivi se ti farai samaritano di chi è caduto nella sventura e nella povertà. Se saprai far tuo il vangelo del pane spezzato e diviso. Se riconoscerai i diritti all’operaio, se gli darai la giusta paga. Se non tollererai il lavoro in nero e non sottrarrai lavoro a chi non c’è l’ha. Se non approfitterai del bisogno di chi cerca lavoro e non ti comporterai da “caporale” verso chi cerca lavoro.
“Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere”. Questo testo del Deuteronomio (8, 2) richiama l’esortazione di Mosè al popolo di Israele che era stato liberato dalla schiavitù. E stava attraversando il deserto, assaporando la libertà. Ma aveva dimenticato che Dio era dalla sua parte ed aveva trasgredito l’osservanza della sua legge. Mosè ricorda al popolo che il Signore gli aveva fatto provare la fame e la sete, ma non abbandonato, nutrendolo con la manna, con questo cibo sconosciuto ai più, misterioso. Dio accompagnava il suo popolo, volendogli “far capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma vive di quanto esce dalla bocca del Signore”.
Ricordati: il Signore ti ha protetto in questa pandemia! Ti ha risparmiato ulteriori prove. Ti ha fatto apprezzare il sistema sanitario. Ti ha messo davanti l’urgenza di fondare l’organizzazione della sanità sulla tutela del diritto alla salute ed alla cura di tutti e non sulle posizioni di difesa degli interessi privati e delle lobbies che tutti conoscono e nessuno ha il coraggio di combattere. E quando qualche magistrato fa il suo dovere aggredendole, c’è chi lo attacca, lo diffama o vuole intimidirlo o metterlo a tacere.
Locri, chiesa diocesana, il Signore ti ha risparmiato e custodito, ma tu custodisci i tuoi fratelli.
In questo tempo abbiamo provato paura e angoscia di fronte alla morte. Spesso abbiamo sofferto anche solitudine. Ma il Signore non ci ha fatto mancare il pane. Molti hanno saputo condividere il loro pane ed i loro alimenti. Lo dico perché ho visto un dinamismo maggiore nelle caritas parrocchiali, ho visto tanta generosità nei fedeli. Grazie, Locri! Grazie chiesa diocesana!
Ora abbiamo ripreso – seppure in modo contingentato – la partecipazione alle celebrazioni in chiesa.
Una cosa è certa: non possiamo fare a meno della relazione col Signore. Soprattutto nei momenti più bui. Non possiamo fare a meno di Lui. Non possiamo vivere senza Eucaristia, senza la domenica. L’Eucaristia è comunione con il corpo ed il sangue dl Signore. Come dice san Paolo: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benchè molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (1Cor 10, 17). In altre parole non è possibile essere uniti al Signore senza esserlo con i fratelli. Non c’è relazione col Signore che non passi attraverso la relazione con i fratelli. Non è possibile costruire la città del cielo senza costruire la città degli uomini. Non è possibile la città degli uomini prescindendo dal regno di Dio. Non è possibile stare bene in salute da soli, prescindendo dal Signore e dagli altri. Non dimentichiamo una verità semplicissima: che la salute dipende molto dalle relazioni e dalla loro qualità. Se deturpiamo le relazioni sociali, se inquiniamo l’ambiente, se non custodiamo la casa comune, che cosa ci possiamo aspettare di buono? Se deturpiamo le relazioni umane e le fondiamo sull’interesse e lo sfruttamento e non rispettiamo l’uguale dignità della persona, quale pace possiamo aspettarci? La natura da madre diventa matrigna, quando l’uomo le fa violenza.
Locri, Chiesa diocesana, ricordati: vivi, nella misura in cui, nutrendoti del pane quotidiano, non dimenticherai che hai bisogno anche delle parole che escono dalla bocca di Dio. Se ricorderai quello che Dio ha messo nel tuo cuore, le parole e i comandi che Egli ti ha dato e l’osserverai, allora vivrai. Vivi, se ti nutrirai di quel “pane vivo disceso dal cielo”, che ci è dato oggi qui, in questo bel luogo, su questo altare: “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno ed il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51ss). Non sono parole mie, ma di colui che qui a Locri, in questa chiesa, mi ha mandato. E’ lui che dobbiamo ascoltare, se vogliamo vivere una vita piena, se non ci contentiamo del pane che sfama per poco.
Ora che le chiese riprendono a riaccogliere i fedeli – seppure a numero chiuso – non dimentichiamo che è vera esperienza di fede anche quella ‘domestica’ che viviamo in casa pregando, che i cristiani, nelle catacombe, non hanno perso la speranza né la loro fede. Tutto dipende dall’accoglienza dello Spirito del Signore che dà forza anche attraverso un piccolo frammento di pane spezzato e condiviso, che consacriamo sull’altare. E’ un pane capace di trasmettere il contagio dell’amore. Siamo pronti ad accoglierlo come dono dall’alto.
Questa solennità del Corpus Domini sia per tutti la ripresa di quel cammino di fede che rende la vita più bella e gioiosa.
✠ Francesco Oliva, Vescovo
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