“Quello che Gesù amava” In cammino verso il Sinodo (incontro dei giovani - Bruzzano Zeffirio 21 gennaio 2018)

 

 

In cammino verso il Sinodo

Quello che Gesù amava

 

“Sinodo”, una parola difficile! Quale senso può avere per voi giovani: “Prepararsi al Sinodo?”. Lo facciamo lasciandoci guidare dalla ricerca di chi è “quello che Gesù amava”.

Il discepolo che Gesù amava è una figura che ricorre più volte nel Vangelo di Giovanni. E’ una figura senza nome (non basta identificarlo con l’apostolo Giovanni, è molto discutibile, certe teorie lo identificano con altri apostoli).

Quello che Gesù amava” lo incontriamo al cenacolo, quando Gesù annuncia il tradimento di Giuda: a Lui Pietro rivolge l’invito a chiedere a Gesù chi fosse colui che lo avrebbe tradito, il discepolo che appoggia il suo capo sul fianco di Gesù e gli chiede chi fosse il traditore (Gv 13,23). Una scena molto drammatica e contraddittoria: da una parte un discepolo al fianco di Gesù e dall’altra un altro discepolo che ha in cuore sentimenti di tradimento.

Quello che Gesù amava” è presso la croce di Gesù insieme alla madre (Gv. 19, 26-27).

Quello che Gesù amava” riceve da Maria di Magdala, la notizia che hanno portato via Gesù dal sepolcro e non sanno dove l’hanno posto. E’ colui che corre insieme a Pietro verso il sepolcro, ma lui arriva al sepolcro prima di Pietro, non vi entra, aspetta che sia Pietro ad entrare per primo. Quando entra, “vide e credette“.

Quello che Gesù amava” riconosce Gesù morto e dice a Pietro:E’ il Signoredurante la pesca sul lago di Tiberiade (Gv. 21, 7). Chi è allora “Colui che Gesù amava”? E’ un discepolo anonimo, uno dei dodici, che segue Gesù e lo riconosce nei segni “i teli posati là ed il sudario”. E’ uno che vive in un rapporto di intimità e vicinanza con Lui, che sa leggere i segni e crede. Uno che ama Gesù e crede in Lui come il Vivente, il Risorto, colui che cammina per le strade del mondo mendicando amore, dando speranza in un mondo di giustizia e di pace. “Quello che Gesù amava” non è detto “discepolo amato”, ma “che Gesù amava”: Gesù è il soggetto, il discepolo è destinatario del suo amore. Il discepolo che Gesù amava è chiamato a leggere i segni e a testimoniare, e la sua capacità di decifrare i segni della vicinanza del Signore gli deriva proprio dall’essere amato da Lui, non dal fatto che lui ama Gesù.

Il fatto che non sia nominato porta a credere che in lui si possa identificare ogni credente. Egli è l’immagine del discepolo ideale, perfetto, colui che osserva i comandamenti e rimane nell’amore di Dio (Gv 15, 9-10). Il discepolo amato è modello di ogni discepolo, indissolubilmente legato a Gesù e partecipe del suo destino.

Il discepolo che Gesù amava è, come noi, un discepolo impegnato nella sequela nella quotidianità. Quanti santi, dopo di lui, hanno avuto la stessa esperienza di Gesù: per essi, il Signore non era un’idea, o un concetto da ricordare. Era una persona viva, l’amico più intimo e l’amato da accogliere nella propria vita. Tanti cristiani, quando si tratta di correre per Gesù, diventano improvvisamente pigri e indolenti: per essi Cristo è soltanto un’idea astratta che serve a ricordare loro delle regole da tenere a mente, più che una persona viva con la quale relazionarsi. Questo brano ci invita a guardarci dentro e a chiedersi: chi è davvero Gesù per noi?

E’ scoprire di essere “Quello che Gesù amava”, o meglio che ama. Sì, Gesù ama ciascuno di voi. Vuole fare arrivare a ciascuno, qualunque sia la propria situazione personale, questo vangelo: Gesù ti ama, tu sei nel suo cuore, “adagiato sul suo petto”. L’amico del cuore. Oggi “Quello che Gesù amava” può essere ciascuno di voi, uno che rimane unito a Lui nella scuola, nel gruppo degli amici, in parrocchia, nell’associazione e che lo serve, magari impegnandosi nel volontariato, nella caritas, nel servizio accoglienza migranti. Accetti di essere amato da Lui, l’amico del cuore? Non avere paura di uscire dalle tue sicurezze, dalle tue comodità e dai tuoi legami. Lui vuole abitare la tua libertà. Ti vuole rendere veramente libero. Sei pronto a recuperare la tua libertà per restare con Lui?

A voi giovani Papa Francesco chiede una riflessione: «Avete mai pensato: il Signore mi sogna? Mi pensa? Io sono nella mente, nel cuore del Signore? Il Signore è capace di cambiarmi la vita?». Quando un giovane sperimenta la gioia dell’incontro con Gesù, e rimane colpito da queste domande, nel suo cuore può aprirsi anche l’orizzonte della vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata. Nel cammino verso il sinodo lasciamoci interpellare dal discernimento vocazionale. Cosa chiede a te il Signore oggi stesso, in questo momento? Cosa vuole de te? Non far finta di non sentire. Non pensare che questa domanda è rivolta agli altri e non a te. A te giovane spetta scoprire il cammino che il Signore ha prospettato per te. Non aver paura. Tu sei colui che egli ama. Cerca di scoprire chi è colui che ti ama e cosa vuole da te. Sappi: quello che vuole da te è il tuo vero bene, il tuo bene-essere, la tua felicità. Ci ricorda papa Francesco: “Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro. Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche” (dalla Lettera ai Giovani).

Siamo allora riconoscenti a Papa Francesco per avere pensato a tutti voi, per aver voluto convocare un’assemblea sinodale. Tutti in questo tempo di preparazione al sinodo siamo chiamati a riflettere con gioia sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Siamo chiamati a ricuperare la giovinezza del Vangelo.

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