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30 aprile 2020
Tutto parte da un desiderio e da una voglia di sapere
Tutto parte da un desiderio e da una voglia di sapere. Un potente, impotente e pagano, sta leggendo uno strano brano di Isaia in cui si parla di un innocente condannato a morte. Di chi si tratta? Chi è?
Si affianca a lui Filippo mosso dallo Spirito: si appoggia a questa domanda per dare a questo Etiope eunuco la bella notizia di Gesù, aprirlo alla grazia e accoglierlo nella comunità dei credenti attraverso il battesimo.
Non contentiamoci di curare quelli che sono già ipernutriti. Andiamo ad incrociare i desideri e gli interrogativi di coloro che sono lungo le strade del mondo. Diamo, agli impotenti e ai pagani, la gioia. Diciamo loro che la Bella Notizia è per loro. Accogliamoli ma non impossessiamoci di loro: dato l’annunzio e la grazia, dobbiamo “sparire”, andare altrove e oltre, per permettere loro di proseguire il cammino della vita.
29 aprile 2020
Santa Caterina da Siena: contemplazione e azione, servizio della fede e lotta per la giustizia
Entro timidamente a ricordare che oggi celebriamo una patrona d’Italia: Caterina da Siena. Una giovanissima donna che avuto l’ardire di coniugare contemplazione e azione, servizio della fede e lotta per la giustizia in una Italia lacerata e una Chiesa divisa (ci ricordiamo Avignone? E i vari Papi e Antipapi?), invocando e lottando per l’unità della Chiesa e la convivenza pacifica delle differenze che c’erano allora in Italia (allora???).
Cosa può insegnarci, oggi? Dinanzi ai vari Feltri, dinanzi a cosiddetti politici che strumentalizzano persino il “culto”, dinanzi a lacerazioni all’interno della chiesa per una assurda sete di potere, dinanzi a prese di posizione che nulla hanno a che fare con il bene dei nostri fedeli ma servono solo disperatamente ad affermare una pretesa libertà. Io a cosa sono chiamato?
Questo è il tempo, a me sembra, in cui Lui ci chiama a “schierarci”, a fare una scelta di campo: potere e privilegi o servizio “inutile” (gratuito); sostenere guerrafondai e populisti o accompagnare i più poveri a riscoprire la propria dignità.
Dio è comunione, non divisione.
28 aprile 2020
Voglio un segno
Questo Cristo non mi basta! È troppo “secco e asciutto”; pretende che gli dia fiducia e mi aggrappi alla Parola. Io voglio un segno. Qualcosa che mi soddisfi, di tangibile, se mai da portare in tasca, al collo, in bocca. Io sono di carne ed ho bisogno di segni carnali.
E invece, mi fa discorsi strani, mi dice di un pane che è Parola; mi dice che sono io il Suo corpo; che devo, io, spezzarmi e darmi a chi ha fame! Che posso fare festa insieme con gli altri solo se, insieme, scopriamo l’amore che si dà fino alla morte.
Il primo martire, Stefano, accetta di rivivere, nella sua carne, la passione stessa del suo Maestro e di essere lui il Cristo per coloro che lo osservano, persino per un certo Saulo, un piccolo uomo connivente degli assassini.
27 aprile 2020
E’ tempo di ritorno all’essenziale
Come sarebbe bello mobilitarci per chiederci tutti insieme cosa ci sta dicendo lo Spirito che è sempre novità di vita, creatività, immaginazione, coraggio di incarnare la fede anche in situazioni difficili come quella che stiamo vivendo.
Sono convinto che questo sia un vero “kairòs”, un vero tempo favorevole non per tornare a rifare le stesse cose di prima, a ripetere riti, ma per prendere sul serio la Parola: “ecco, faccio una cosa nuova! Non ve ne accorgete?”.
Il tempo del deserto è il tempo della purificazione, dove necessariamente si ritorna all’essenziale: il vero pane, la vera acqua ci vengono dall’alto. È il tempo in cui possiamo sperimentare l’amore gratuito e ostinato. È il tempo nel quale dobbiamo lasciarci portare dalla parola di Osea: “ecco, l’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore e trasformerò la valle di Achor in porta di speranza”.
Non riduciamoci a protagonismi sterili o a riprodurre vecchi schemi via web (se mai, rispolverando vecchi rituali). Accompagniamoci a riscoprire il sacerdozio comune dei fedeli, l’azione di grazie (eucaristia) al Padre, la gioia della condivisione.
26 aprile 2020
“Resta con noi, Signore, perché si fa sera e il giorno precipita nel buio”
Uno straniero mi si accosta da dietro. Si affianca a me che sono chiuso nella mia disillusione, nel mio dolore, nella mia perdita di speranza. Sono ripiegato su di me: mi ero fatto troppi sogni, troppi progetti di liberazione; ero certo che questa sarebbe stata la volta buona: finalmente giustizia, finalmente uguaglianza, finalmente pane. Ed invece, tutto è franato: una croce ha fatto crollare i miei sogni. Fallimento.
E questo straniero viene a disturbare il mio dolore e mi parla di una “necessità”: doveva avvenire tutto ciò, era necessario; e me lo spiega attraverso la storia passata e mi riscalda il cuore e, proprio nel chiuso della mia casa, gli occhi si aprono dinanzi al pane spezzato. Ora so perché ho visto e non ho più bisogno di vederLo.
“Resta con noi, Signore, perché si fa sera e il giorno precipita nel buio”.
25 aprile 2020
Il coraggio di sussurrare la Bella Notizia
Mi affida una missione: andare in tutto il mondo, predicare la bella notizia, battezzare, guarire. In questo mondo di tenebra, agli uomini e alle donne dalle spalle curve su cui grava il dolore e il perché, a coloro che vivono per la morte, ai potenti che credono di essere onni-potenti, a coloro che schiacciano la speranza dei poveri, al lebbroso tenuto al margine da una società selettiva e “ariana”, predicare con le opere e le parole la bella notizia, essere, qui ed ora, Cristo presente.
Questo lo scopo del Vangelo secondo Marco che ti prende per mano, ti fa innamorare del Gesù di Nazaret, ti conduce a Banjas (il luogo pagano per eccellenza) perché tu possa riconoscerLo Cristo e, ai piedi della croce, ti fa mettere al posto del centurione (un pagano!) per poterLo proclamare Figlio di Dio.
E tutto ciò è racchiuso nella prima parola del suo Vangelo: Inizio (per te) della Bella Notizia di Gesù – Cristo – Figlio di Dio.
Accogliendo la dinamica che Marco ci suggerisce, in questo tempo che può essere per noi occasione di rinascita (o tentazione di ripiegamento), ritrovare il coraggio di sussurrare all’orecchio delle nostre sorelle e dei nostri fratelli la Bella Notizia e testimoniarla con la nostra vita.
24 aprile 2020
Quel poco che ho, se lo condivido, basta.
Non posso chiudere gli occhi, non posso dire: cosa ci posso fare io. Tutto quello che ho, perché la fame si sazia con poco. E tutto quello che ho posso darlo solo se ho com-passione.
È interessante notare che avanza in abbondanza: dodici ceste piene.
Proprio con gli avanzi e dagli avanzi (lo scarto) nasce la nuova umanità; il nuovo Israele nasce dalla condivisione del poco che è tutto.
23 aprile 2020
Non cadiamo nella trappola. Reagire, e anche in malo modo, alle parole insulse di un povero vecchio (messo lì a dire e fare esattamente quello che altri non possono fare e esprimere), significa fare il gioco di chi vuole dividere, di chi, forse per complessi di inferiorità, tende a “mettersi al di sopra”.
Noi sappiamo che è proprio del diavolo (lo stesso termine lo dice) creare divisioni e alzare muri in nome di falsi valori di appartenenza; ed è proprio del buono spirito costruire luoghi di condivisione ed accogliere l’altro, chiunque esso sia, come “altro da me” ma con la mia stessa dignità.
È proprio del diavolo disprezzare; è proprio del buono spirito cercare sempre, nell’altro, il bene e il bello e saperlo riconoscere.
Un sorriso di pietà vince il nemico; un abbraccio di com-passione fa crollare ogni pregiudizio.
Sorridiamo ai “feltri” di questo mondo; non facciamoci vittime; forti della nostra storia, costruiamo un futuro di “convivialità delle differenze (don Tonino Bello).
22 aprile 2020
Egli ama questo mondo. Non un mondo ideale, ma questo mondo impastato di peccato e di grazia. Non lo condanna; lo salva.
Non siamo chiamati a fuggire il mondo e a rifugiarci in splendide coreografie liturgiche. Siamo chiamati ad innestarci nel profondo di questo mondo, ad assumere su di noi il dolore e il pianto, la follia e la speranza, il sorriso di un bimbo che si fida e lo sguardo sospettoso e infido del vecchio di anni. Fare nostra la vita e inondarla di luce.
E invece, spesso, abbiamo ridotto il nostro Dio a nostro uso e consumo e lo abbiamo relegato in uno spazio sacro escludendoLo dalle strade del mondo e utilizziamo il Suo nome per i nostri interessi economici, politici, di parte e siamo pronti a giudicare e condannare nel Suo nome e lo usiamo come amuleto, vitello d’oro.
Questo tempo che ci è stato dato di vivere potrebbe essere l’occasione: non una religione fatta di regole, osservanze moralistiche, imposizioni ma una fede che ci porta a riconoscerLo lì dove veramente è: lungo le strade, nelle nostre case, nel dolore impotente degli ospedali, nelle lunghe file di nuovi poveri. Così, forse, siamo invitati ad immaginarci nuove forme “eucaristiche”, nuove liturgie che non siano banali sceneggiate di attori scadenti.
21 aprile 2020
Non sono cristiano perché appartengo ad un gruppo scelto; non sono cristiano perché mi dà sicurezza; non sono cristiano perché mi dà di essere in collegamento con la divinità. Non sono prete per circondarmi del fumo dell’incenso; non sono prete per chiudermi in un recinto ben riparato; non sono prete per far parte di una casta e costruire relazioni con potenti di questo mondo; non sono prete per gestire un po’ di potere e quel potere terribile che è il potere sulle coscienze.
Sono cristiano, prete, religioso solo se, inondato d’amore gratuito, so condividere con gli altri, e in particolare con i più poveri, quanto sono ed ho. Nulla è mio, nulla mi appartiene: tutto mi è stato dato perché io lo condivida.
Dovremmo avere più coraggio e dire a coloro, vescovi-preti-laici, che oggi attaccano Papa Francesco, che saranno e saremo giudicati: avevo fame e mi hai dato da mangiare, avevo sete e mi hai dato da bere, ecc…
Testimoni della Resurrezione: il segno è proprio la condivisione.
20 aprile 2020
Come può nascere un uomo quando è vecchio?
Nicodemo, un capo, un vecchio.
Di notte.
Di nascosto.
Curiosità, fascino, senso della vita?
Inizia una nuova avventura.
Oggi è possibile per me,
vecchio di storia e di anni,
di fallimenti e di volti
e di fatiche.
Oggi lo Spirito mi conduce
soffia su questa terra estrema,
si manifesta qui
dove tutto sembra vuoto
e il mare mi avvolge
e mi indica un oltre
che fa paura e attrae
e mi invita a giocare un sogno.
Sarò io che
con mirra e àloe,
ungerò il Tuo corpo
e lo preparerò per la Vita?
19 aprile 2020 – II Domenica di Pasqua (o della Divina Misericordia)
Tutti chiusi dentro; paura di fare una brutta fine; chiusi dentro, insieme ma soli. Come mai il mio “gemello” (Tommaso detto Gemello) non c’è? Ha meno paura degli altri? È insofferente? È andato di nascosto a vedere che aria tira?
In questa paura, una Presenza sconosciuta e familiare; quella che si desiderava, ma non si aspettava. Una presenza che riscalda il cuore, che mangia con noi, che dice parole strane ma che fanno bene.
Ed ecco che i Dieci sono di nuovo soli ma pieni di gioia e di luce. E il mio “gemello” rientra e viene assalito dalla “buona notizia”. E la sua reazione è la mia: incredulità, rabbia, sensazione di essere stato escluso, invidia per l’esperienza fatta dagli altri. Dubbio e scetticismo che vengono dal fatto che “proprio lui non c’era”.
E, quando questa Presenza si rifà viva e gli parla con dolcezza e si rivolge a lui solo, facendogli fare un’esperienza sconvolgente, allora un pianto di liberazione, di gioia, un gesto di profonda adorazione e un grido d’amore: Mio Signore e Mio Dio.
In questo tempo di paura, in cui siamo chiusi dentro, chiediamo di fare l’esperienza della Presenza. E tutto è luce.
18 aprile 2020
Affida una missione ambiziosa e impossibile ad uomini increduli, ottusi nel cuore e nella mente, che non hanno voluto prestar fede né a Maria di Magdala né ai “due” ai quali era apparso lungo la via: annunziare a tutto il mondo la bella notizia!
E sparisce.
Proprio nel momento in cui si aprono gli occhi degli amici, Egli sparisce: lo ha fatto con i “due” che lo hanno riconosciuto allo “spezzare il pane”, lo fa con gli “Undici” dopo averli rimproverati e aver affidato loro la missione.
Nel momento in cui la resurrezione invade il tuo cuore e attraversa la tua carne, non hai più bisogno della Sua presenza fisica.
Ora sai; non puoi più stare chiuso nelle tue paure, devi andare. Ora sei tu cristo per questo mondo. E quando inizierai a parlare, sul Suo esempio, dovrai sempre e soltanto obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.
17 aprile 2020
E quando la disillusione mi assale
e quando l’ansia dell’attesa
diventa inutilità,
decido di ritornare al mio privato.
Non posso vivere di vuota speranza,
voglio ritornare alla normalità del reale.
Vado a pescare
E altri disillusi si uniscono a me.
Ma quella notte è notte senza frutto.
La mia fatica è sterile.
E all’alba, io sono ancora nella notte,
il mio corpo e il mio cuore attraversati dal niente.
Fallimento.
E uno straniero, dalla riva,
chiede da mangiare
e mi dice una parola strana:
gettate la rete dalla parte destra e troverete.
Che ne sa lui?
Eppure lo faccio
estremo gesto inutile
di chi non ha nulla da perdere.
Ed ecco l’abbondanza
ed ecco un fuoco e del pane e del pesce.
Lui, che aveva chiesto a me cibo,
mi accoglie e mi dà da mangiare.
È la festa dell’intimità
è la festa dell’amore.
E il mio cuore trema.
16 aprile 2020
Toccatemi e guardate.
Avete qualcosa da mangiare?
Non è una illusione, non è un fantasma, non lo riconosco con ragionamenti filosofici o teologici, dottrine costruite nello sforzo di spiegarLo.
Per potere aprirmi allo sconvolgente mistero della resurrezione/vita per sempre, devo passare attraverso una esperienza carnale fatta di sguardo, di contatto “fisico”, di condivisione di una mensa. La gioia e la festa, il banchetto e il “vino che allieta il cuore dell’uomo”, possono essere vissuti solo se è stato reale l’incontro.
Oggi, in questo tempo di morte e di paura, chiusi dentro per non essere contagiati e contagiare; in questo tempo di insopportabile tenebra, lasciamoLo entrare, accogliamo il povero (Cristo oggi), condividiamo quel poco che abbiamo, apriamoci ad un futuro pieno di speranza.
15 aprile 2020
La nostra speranza non è una pia illusione e non è oppio per tenere buon la gente. La nostra speranza, quella che ci viene dalla tomba vuota, è fatta con le mani che si tendono verso chi ha bisogno e non per dare un’elemosina, ma per dare la vita: io non ho né oro né argento, ma quello che ho te lo dono: in nome di Gesù il Nazareno, cammina.
La speranza è dare all’altro la possibilità di camminare, muoversi, costruire il proprio futuro. Chi è abituato all’assistenzialismo si aspetta da me il piatto, il pacco, i dieci euro o, meglio, per la mia posizione, che io mi dia da fare per ottenere raccomandazioni o come favori quello che spetterebbe di diritto. Ed io mi aspetto riconoscenza, ringraziamento come dovrebbe fare il servo con il suo padrone.
E, invece, Pietro e Giovanni ci danno una grande lezione: l’unica possibilità che abbiamo, nel nome di Gesù, è di dare all’altro la forza, la vitalità, la coscienza della propria dignità e della responsabilità.
14 aprile 2020
Annunzia anche a me
oggi
la bella notizia.
Tu, donna d’amore e di sofferenza,
raccontami la tua folle gioia,
fa che anche io possa
sentirmi chiamato per nome
da quella voce e da quegli occhi,
che io possa riconoscere
il vero “custode del giardino”.
La tomba vuota,
lo spazio vuoto tra i due messaggeri,
non sia struggente nostalgia
ma canto di vittoria.
“Cercai l’amore dell’anima mia…”
13 aprile 2020 – Lunedì dell’Angelo
Da una parte, dei testimoni rozzi e indifesi ma che hanno il coraggio del libero parlare e non temono di mettere di fronte alle proprie responsabilità coloro che hanno ucciso. Loro, testimoni di una tomba vuota, hanno creduto all’insperato, hanno accolto ciò che è umanamente inconcepibile.
Dall’altra, il potere iniquo che deve reggersi sulla menzogna, sullo stratagemma inventato ad arte, per poter difendere la propria situazione di prevaricazione. E, come sempre, ricorrono alla corruzione di chi ha bisogno, e mettono a tacere comprando quelli che pure hanno visto e che diventano così falsi testimoni.
Come è triste vedere il potente di turno usare il denaro per comperare bugie e usare la menzogna facendola passare per verità. Ma, ancora più triste è vedere che il popolo ci casca e crede alla menzogna.
Abbiamo il coraggio di annunziare con tutta la nostra forza: CHRISTÒS ANÈSTI .
12 aprile 2020 – Pasqua di Resurrezione
La notte non è più notte.
Percepisco le prime sfumature di colori.
Mi alzo in fretta da una notte di dolore insonne
E vado.
Mi aspetta una tomba e un amore strappato.
Devo vivere l’amara consolazione
di toccare con i miei profumi
Il corpo morto.
Non sento più il suo sguardo su di me,
la sua voce…
ma almeno questo ultimo gesto di pietà.
La tomba c’è
Vuota.
Il mio pianto sconfitto.
Unico a comprendere
colui che si è lasciato amare.
Colui che ha portato la speranza nel cuore
e la sua speranza gli fa vedere e credere.
In questo tempo di morte,
ancora una volta,
siamo chiamati a gridare con tutta la nostra carne di speranza:
Cristo è risorto!
Dov’è oh morte la tua vittoria?
11 aprile 2020 – Venerdì Santo
Il giorno del silenzio.
La tenebra ha vinto
La luce è stata soffocata.
Un silenzio di dolore
Un silenzio di attesa.
Non è possibile la notte per sempre.
Con te , Madre,
mi accoccolo ai tuoi piedi.
Ti contemplo.
Contemplo i tuoi occhi
asciutti di lacrime,
il tuo sorriso spento.
Vorrei consolarti
ma sei tu che posi la tua mano
sul mio capo e mi accarezzi.
E stiamo così
senza i Suoi occhi d’amore
e la memoria di quel fianco squarciato
e di quella parola:
Tuo figlio, Tua madre.
E avverto che qualcosa in Te
si muove
avverto nel tuo grembo
possibilità di vita.
Tu Madre, Terra buona,
stai per generare
la nuova umanità.
10 aprile 2020 – Venerdì Santo
L’uomo dei dolori, avvezzo al patire.
Finalmente possono eliminarLo e ritornare alla “normalità”: sadducei possono riconfermare la loro superiorità; farisei possono liberarsi dal giudizio sulla loro ipocrisia; erodiani e romani possono dormire tranquilli perché il loro potere non è più minacciato; discepoli, delusi, fuggono per non essere coinvolti nel fallimento.
Ciò che più colpisce dalla Passione e Crocifissione è che Gesù è totalmente solo; è abbandonato; non ha su chi appoggiarsi; anche chi ha fatto professione di amore e fedeltà, gli volta le spalle.
La morte, mistero assurdo, si affronta da soli.
I crocifissi della storia non sono confortati: lottano e muoiono da soli nella cecità degli uomini e nel silenzio di Dio.
Una parola: contemplazione.
9 aprile 2020
Il sacramento del servizio.
All’interno della grande e solenne cena pasquale in cui si ricorda la liberazione dall’Egitto, Egli fa un gesto non previsto dal cerimoniale e che disturba e sconcerta: si alza, si cinge di un grembiale, prende una bacinella d’acqua e si mette a lavare i piedi ai suoi discepoli iniziando da quello più problematico: Simon Pietro.
E poi, dà un comandamento (non è un consiglio né una aggiunta ad una solenne liturgia!): dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
Vivere la propria vocazione-missione non è un pavoneggiarsi in splendide vesti avvolti da profumi di incenso, non è un “distinguersi” dagli altri entrando a far parte di un “gruppo scelto ed eletto” (clero). Non è “stare al di sopra”. Significa, umilmente e realmente, mettersi ai piedi degli altri, “stare sotto”, servire.
Se le mie mani non puzzano dei piedi dei miei fratelli, ho fallito la mia vita.
Da questo gesto e solo da questo gesto, deriva il valore dell’eucaristia e del presbiterato.
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8 aprile 2020
Due tratti caratterizzano quest’ultimo tempo prima del processo iniquo e della crocifissione:
- un clima di grande familiarità e intimità, di calore fatto di prossimità, condivisione; una atmosfera fatta di sguardi, di festa di luci
- un clima di commozione-sofferenza, di tremenda lotta interiore, di sentimenti violenti di amore insoddisfatto e di odio che genera un desiderio di vendetta.
Il contrasto tra luce e tenebra, la lotta tra amore e morte.
Tutto era già stato previsto ed è ormai il tempo. Poter fermare questo “attimo” e rimanere con il capo poggiato sul Suo petto; non sentire quella parola: uno di voi mi tradirà. Perché distruggere tutto? Perché mi deve essere rubato l’amore?
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7 aprile 2020
Era notte.
Inizia la lotta con un momento di profonda commozione di Gesù: uno di voi mi tradirà. Il momento della maggiore intimità, quando tutto dovrebbe dire amicizia, fraternità, pane spezzato e condiviso, servizio, è il momento del tradimento, della gelosia che porta all’odio. In questo momento avviene la “Sua consegna” nella terribile parola: quello che devi fare, fallo presto.
Tremo dinanzi alla sottolineatura di Giovanni: “era notte”. La notte mi fa paura, mi immergo nella tenebra, non ho più punti di riferimento, sono cieco e accecato, posso fare di tutto e non ho neppure la speranza della luce dell’alba.
E il tutto, a causa di un amore geloso, possessivo, escludente che non mi fa ottenere ciò che desidero e mi porta alla rabbia, alla vendetta.
E cosa mi rimane, alla fine? Il senso di colpa che mi fa riconoscere il mio errore ma che non mi perdona, mi condanna.
Eppure, proprio in questo momento, Egli dirà: ora il Figlio dell’Uomo è stato glorificato!
Il mistero assurdo.
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6 aprile 2020
Il luogo dell’amicizia e dell’intimità (Betania) diventa il luogo dello “spreco d’amore”, della profezia, della gelosia camuffata da falsa attenzione per i poveri.
Dinanzi al gesto gratuito di Maria, si rimane commossi e stupiti: da cosa è spinta? Quel gesto che ricorda l’unzione del cadavere, è un grido di vita e alla vita: andando contro ogni perbenismo borghese, infrangendo ogni regola di stile e di etichetta, ella, con il profumo, le mani e i capelli, con tutta se stessa si unisce intimamente a Colui che ama e si lega indissolubilmente alla Sua passione.
Che ne dite se impariamo anche noi a fare gesti di spreco nei confronti del “povero cristo” di oggi? Pietà, com-passione e misericordia scaccino via il nostro perbenismo borghese.
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5 aprile 2020 (Domenica delle Palme)
Quanto è mutevole l’umore del popolo! Come passa dall’esaltazione all’odio!
L’ingresso in Gerusalemme è soltanto un triste, effimero successo. È l’ultimo guizzo di luce della candela che ne avverte la fine. Tutto precipita. Colui che è riconosciuto Figlio di David diventa l’Uomo dei dolori, avvezzo al patire.
Iniziamo questa strana settimana pasquale con negli occhi, gli occhi del Cristo che guardano Pietro in quella notte e la parola del Cristo rivolta a Giuda: Amico.
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4 aprile 2020
“È conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!”.
Egli deve morire per: che significa al posto di ma anche a causa di e a vantaggio di.
Egli muore crocifisso per ri-creare l’unità dell’umanità, la comunione di tutte le genti e stabilire definitivamente l’alleanza promessa: un solo Dio, un solo popolo in una reciprocità d’amore.
Oggi, dopo duemila anni, assistiamo alla lacerazione dei rapporti tra gli uomini, agli egoismi personali e di gruppi, a sovranismi assurdi, a fanatismi di appartenenza e, per giunta, spesso, in nome di un dio contrabbandato per Dio.
Sei morto invano?
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3 aprile 2020
“Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio”.
È questo il vero motivo che porterà alla morte Gesù: è davvero una bestemmia farsi Dio! È la presunzione più alta e grave ed è quella che porta l’uomo alla morte; è la tentazione di sempre che si annida nel più profondo di ciascuno di noi.
Gesù non si mette a discutere, non fa “teologia” ma, molto semplicemente, si appella alle opere che compie e che sono le opere del Padre.
Gesù è Dio non perché ha rubato il posto ma perché ha obbedito. E l’opera più grande è stata proprio quella di assumere la condizione di schiavo fino alla croce.
Noi siamo chiamati per vocazione ad essere Dio e la strada è quella che porta a Gerusalemme, anzi, fuori di questa città, al luogo del cranio.
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2 aprile 2020
Oggi Tu dici due parole assurde e incomprensibili:
“Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”
e “Prima che Abramo fosse, IO SONO”.
Ma ti rendi conto di ciò che dici? Noi ci stiamo scontrando ogni giorno con il mistero della morte senza neppure l’amara consolazione di stare accanto a chi muore e tu dici: non vedrà la morte!
Ma, ancora di più, dichiari di essere da sempre con quel nome che è esclusivo di Dio!
Dammi di credere, dammi di affidarmi, fammi dire con tutta la mia carne: “mi fido di Te”. Solo così puoi “cambiarmi il nome” e affidarmi la Tua stessa missione.
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1 aprile 2020
“Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.
Il Vangelo di oggi è quanto mai attuale:
da una parte, coloro che si aggrappano a tradizioni e ad appartenenze e vanno orgogliosi del loro stato. E poiché credono di stare al sicuro e di avere la verità, possono giudicare e condannare gli altri;
dall’altra, coloro che, coscienti della propria debolezza, si aggrappano alla Parola e alla Croce, scrutano la verità di sé stessi e della realtà e la loro unica certezza è mettere i propri passi sulle orme di Colui che cammina avanti, va oltre.
La differenza è tra i sedentari, che siedono tranquilli nel proprio palazzo “clericale” e tra coloro che sanno di essere pellegrini e, senza nessuna sicurezza, ricercano il Volto della verità che li rende liberi.