24.02.2019
A casa di Maria
«Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret» (Lc 1,26).
Entrando nella città di Nazareth nel cuore riecheggiava questo versetto, mentre in coro scandivamo le parole dell’Angelus con una necessaria precisazione: “L’Angelo del Signore QUI portò l’annuncio a Maria” e quel “QUI”, più volte ripetuto mi ha ricordato che “QUI” tutto ha avuto inizio.
“QUI” è il luogo pensato da Dio fin dall’eternitá.
“QUI” l’Angelo viene inviato.
“QUI” lo Spirito discende.
“QUI” il Figlio si incarna.
“QUI” la Vergine Maria abita e “QUI” dona la sua disponibilità diventando la “serva del Signore”.
“QUI” inizia la storia della salvezza.
Ed io, oggi, sono “QUI” partecipe di questa grande storia e con animo grato gusto le meraviglie compiute da Dio.
Da lontano brilla la grande lucerna posta sulla cupola della basilica, ricordandomi che Maria è la stella mattutina, la stella che mi conduce al porto sicuro, Gesù.
Ieri sera, senza perdere tempo, come colui che non riesce a trattenere il cuore innamorato della Madre e da Lei si sente attratto, ho voluto prendere parte al Rosario e alla breve processione. Sulle ultime parole della Salva Regine “O Clemente, o Pia, o dolce Vergine…” sono entrato in basilica, sono entrato nella casa della Madre, nella “casa” in cui Gesù ha vissuto con Lei e Giuseppe.
Ma come sempre, il Signore che non delude mai, donando sempre largamente, mi ha voluto concedere un ulteriore regalo: al termine del santo Rosario mi è stato concesso (cosa che per vari motivi non è possibile a tutti) di entrare proprio nella Santa Casa, passando dal retro (il piano alto, adiacente la strada. Dove c’era la cucina, mi è stato detto) e scendendo gli stessi gradini calcati dai piedi santissimi della Santa Famiglia, mi sono ritrovato nel luogo dove è avvenuta l’Annunciazione.
“Verbum caro hic factum est”.
Una semplice scritta con una croce scolpita sul pavimento, ricorda che “QUI” il Verbo si è fatto carne.
Sono stato a casa della Madonna.
Sono stato nella casa di Gesù.
Sono stato nella casa dove tutta la Trinità, attonita, ha atteso quel “fiat”, quella totale disponibilità di Maria.
Non ho chiesto nulla.
Mi sono prostrato e ho baciato il pavimento.
Ho baciato gli stipiti delle porte.
L’emozione mi ha spinto a baciare anche quelle beate mura, tabernacolo vero che hanno contenuto il Dio umanato.
Non ho chiesto nulla.
Ho solo ringraziato, rinnovando il mio “fiat” con maggiore consapevolezza, con una gioia più grande.
La mia profonda commozione ha detto tutto quanto avevo nel cuore ed ho la certezza che Maria, accogliendomi nella Sua casa, non solo mi ha pazientemente ascoltato ma con prontezza materna, mi ha anche esaudito.
Sono “QUI” a casa di Maria di Nazareth.
Sono “QUI” nello stesso “QUI” di Dio.
Con una certezza: andrò via ma il mio cuore, per sempre, ormai è “QUI”.
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