
La Parola di Dio c’invita a riflettere sulla nostra fede, intesa non come dottrina, ma incontro reale con Gesù. E’ l’esperienza che vivono i due discepoli sulla strada che porta ad Emmaus. Uno dei due si chiama Cleopa, l’altro non ha nome: può avere il mio, il tuo nome. E’ il racconto del cammino che li ha portati all’incontro con Gesù. Un incontro che può avvenire in ogni momento della vita. Spesso avviene, in momenti particolari della tua vita tanto da non accorgerti di nulla. Ancora più spesso può avvenire in momenti di inquietudine, quando il cammino si fa buio.
C’era tanta inquietudine, tanta amarezza, delusione e sconforto nei due discepoli lungo la strada che portava da Gerusalemme ad Emmaus. Essi ritornavano a casa tristi e delusi e lungo la strada vien fuori la loro crisi esistenziale.
Lungo la strada può accadere, ma incontrare Gesù è l’esperienza più bella. Il Maestro di cui parlavano si fa vicino in un forestiero che li affianca e cammina con loro. A lui raccontano i loro fallimenti, le paure, le attese, Egli con tanta discrezione e pazienza li ascolta, li comprende, cerca di illuminarli ed aiutarli a comprendere. Si rendono conto di non essere soli: “…Gesù in persona si avvicinò a loro…”. Si parla, si discute, si raccontano le proprie amarezze. Nemmeno la vicinanza fisica del Risorto riesce a provocare in loro un sussulto, un cambiamento, una speranza.
Lungo la strada può accadere di comprendere quanto prima non avevi compreso, perché avevi la mente nell’oscurità. E’ vero: “ogni nostra oscurità trascina sempre con sé una gemma di luce” (S. Teresa d’Avila). Quel forestiero è per i due una gemma di luce, l’amico che mancava. Sa tante cose di loro, della loro vita, del loro passato, della storia del loro popolo. Si crea fra loro familiarità. Emmaus è vicino. Non si vuole interrompere il cammino. Il pensiero di doverlo interrompere e la narrazione condivisa li rattrista.
Lungo la strada s’accende una fiammella nel loro cuore e nella loro mente. Comprendono che il cammino non è finito. Ecco l’invito a restare ed a condividere un momento conviviale. E’ la strada della Parola, che si fa narrazione, condivisione. E’ la strada segnata da una storia passata che la Parola illumina e fa comprendere con occhi nuovi. Il forestiero mostra di rispettarla, con discrezione si pone accanto alla loro esperienza di delusione e di paura. Si pone accanto a me, a te. Ed attende. Ti aiuta a caricare di senso l’attesa, fino al momento in cui si aprono i tuoi occhi, arde il tuo cuore ed egli può riprendere il cammino per testimoniare il suo amore per te. Così accade ai due discepoli di Emmaus.
La strada che porta ad Emmaus non è una strada senza meta: porta a sedersi attorno allo stesso tavolo. Il Forestiero diviene una persona amica, già nota, che non vuole distaccarsi. E’ una persona viva, che vuole restare, non allontanarsi. A tavola prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo distribuisce. E’ il gesto-sacramento che illumina la mente ed il cuore. Non c’è nulla di nascosto, nulla che non possa essere illuminato. Quei gesti sono eloquenti e non possono essere tenuti per sé. Nasce la fede: è l’incontro col Risorto. Un incontro che non lascia fermi, che spinge ad uscire, a ripartire per annunciare a quanti incontri ed ai tuoi amici l’esperienza vissuta.
Riprendi la strada del ritorno da Emmaus a Gerusalemme. Riprendi la strada del cambiamento, della condivisione, della vita. Questa volta non più soli, ma in compagnia col Risorto. E’ il Signore che cammina con te e non ti lascerà più! Cammina con te e con quanti come te condividono la stessa storia d’amore. E allora puoi dare un nome anche al compagno di Cleopa: è il tuo nome! Sei tu l’altro discepolo senza nome che si affianchi ai due e ritrova gioia nel ripartire lungo il cammino della storia. E allora non sei più “stolto e lento a credere”, perché il Risorto è con te e i tuoi occhi sono ritornati a vedere.
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