Le sue ferite sono i segni del suo amore S.E. monsignor Francesco Oliva nella II Domenica di Pasqua (o della Divina Misericordia) ha celebrato a Pirgo di Grotteria

II domenica di Pasqua

Chiesa parrocchiale – Pirgo di Grotteria

(19 aprile 2020)

Omelia

Anche il Vangelo di questa domenica della Misericordia ci riporta alle apparizioni Gesù. L’evangelista Giovanni racconta di due apparizioni, nella prima mancava l’apostolo Tommaso. Quando gli altri discepoli gli riferiscono che avevano visto Gesù, egli ebbe una reazione d’incredulità: “Se non vedo, non credo”. Vuole toccare con mano, vedere. Non gli era sufficiente ascoltare il racconto degli altri Apostoli. Tornando otto giorni dopo, mentre i discepoli erano di nuovo in casa a porte chiuse, il Signore si rivolge direttamente a Tommaso e lo invita a toccare le ferite della sua carne e ad abbandonare la sua incredulità: «Non essere incredulo, ma credente!». Tommaso reagì con una bella confessione: «Mio Signore e mio Dio!». E Gesù, che conosceva il cuore dell’Apostolo, non gli rimproverò nulla, ma proclamò “beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». In questa beatitudine i ritroviamo anche noi che abbiamo creduto senza aver visto. Signore, aiutaci nella nostra incredulità! 

E’ bello vedere il Signore Risorto andare incontro ai discepoli laddove si trovano e nella condizione in cui si trovano: “Otto giorni dopo”, nella casa dove sono rinchiusi”, “per timore dei Giudei”. La pedagogia di Gesù è quella della ricerca, dell’andare incontro, del non forzare i tempi, del dialogare, del mostrarsi nella sua nuova condizione. Gesù non nasconde la continuità esistente tra la condizione di prima e quella attuale di Risorto (mettere il dito e guardare le mani). Gesù si presenta ai discepoli chiusi in casa per paura. Le loro paure non erano dovute solo alle minacce dei notabili del popolo, ma anche all’umiliazione ed alla sconfitta del maestro. C’è tanta paura per la loro vita e per il loro futuro.

Gesù viene incontro anche a noi che viviamo questo tempo di reclusione domiciliare: viene incontro alle nostre paure, alle nostre delusioni, alla nostra sofferenza per tanti fratelli e sorelle che sono venuti a mancare senza possibilità di avere il conforto dei sacramenti. Gesù ci viene incontro nelle nostre case. E’ la casa il luogo dell’incontro, il luogo della quotidianità, ove viviamo momenti di convivialità, di incontro, di dialogo, di affettività, ove troviamo protezione e riparo, ove possiamo gioire e soffrire insieme. Gesù si fa vedere e riconoscere attraverso i segni della passione: le sue mani, i suoi piedi, la ferita del suo costato. Sono questi i segni della risurrezione. Mostrandoli Gesù ci mostra che l’amore non lo ha allontanato dalla sofferenza. Non ha evitato il dolore, la malattia, l’umiliazione. Le sue ferite, i suoi patimenti sono i segni del suo amore, e della sua vicinanza. E con questi segni si rende vicino a ciascuno di noi e ci dice: ecco io ci sono, non aver paura, sono proprio io!

Il Signore risorto vuole che risorgiamo con Lui e ci offre gli antidoti essenziali per guarire. Ci comunica anzitutto il suo Spirito, attraverso il quale riceviamo il perdono e la pace. Il dono dello Spirito, la pace, il perdono sono i veri doni pasquali: i doni della sua Divina Misericordia. Come toccare con mano la Divina Misericordia, se non attraverso il perdono dei peccati? Oggi, purtroppo, pur volendo, ci è difficile accostarci al sacramento della confessione. Chiusi in casa possiamo solo ritagliarci dei momenti di silenzio, fare un esame di coscienza davanti a Dio, esprimere un sincero pentimento ed atto di dolore, proponendoci di confessarci appena possibile. E’ un primo passo importante per avere la grazia del perdono.

Abbiamo bisogno di tornare a vivere in comunità il Giorno del Signore e di poter ricevere l’Eucaristia domenicale, anche se, in passato, forse, troppo spesso ne abbiamo fatto a meno. Troppo spesso l’abbiamo ricevuta per abitudine o ne abbiamo abusato. Non l’abbiamo vissuta come sacramento della carità. Tante messe, troppe messe, poca Messa. E allora più che crescere nell’amore del Signore e dei fratelli ci siamo inariditi spiritualmente. Ritornare all’Eucaristia domenicale non è tanto un pio desiderio o semplice nostalgia, quanto un bisogno dell’anima.

Chiediamo alla Divina Misericordia, in questo tempo di isolamento domiciliare, che ci venga incontro e ci aiuti a vivere l’essenzialità della nostra fede: il rapporto personale col Signore attraverso la preghiera in casa con i familiari. Il calore e l’intimità della casa ci aiutano a riscoprire anche il valore della comunità più grande, qual è la chiesa e la società civile. Superare questa fase è guardare con occhi nuovi quanto ci sta attorno, la comunità, i beni comuni, l’ambiente e tutte le meraviglie del Signore.

Signore, in tempo di forzata astinenza, rendici desiderosi di riceverti, facci sentire il bisogno di te, liberaci dalla fame e sete delle cose inutili ed accresci in noi il desiderio di Te. Se ci è mancata l’assemblea eucaristica domenicale, aiutaci a recuperare la bellezza di questo giorno, facendoci pregustare la ricchezza dell’incontro con Te ed i fratelli. Alla tua Divina misericordia, chiediamo la grazia del perdono, la pace del cuore e la riconciliazione con tutto il creato. Amen!

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