“I migranti non sono turisti in ferie, ma fratelli e sorelle che scappano per povertà, per paura, per disperazione” Messaggio di S.E. monsignor Francesco Oliva per la 109 Giornata del Migrante e Rifugiato

 

Messaggio per la 109 Giornata del Migrante e Rifugiato

Anche quest’anno – non meno che negli ultimi anni – siamo chiamati come comunità
ecclesiale a riflettere sul nostro essere chiesa che accoglie. E’ un’istanza che nasce dal
Vangelo.
“Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti
avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”. In seguito a questo
annuncio dell’angelo, Giuseppe e Maria decidono di emigrare in Egitto per l’amore verso
Gesù: sfuggire alle minacce del potente del tempo, il re Erode, per mettere al sicuro il
proprio Figlio. Nessuno può impedire la scelta di trovare un luogo più sicuro ed
accogliente per la propria famiglia ed il futuro dei figli. In Egitto Gesù, Giuseppe e Maria
trovano una terra accogliente e vi rimangono sino a quando non si verificano le condizioni
per un ritorno in sicurezza nel proprio paese. Quel tempo e quei luoghi grazie all’ospitalità
delle comunità che vi abtavano resero possibile alla famiglia di Nazaret di vivere il diritto
di emigrare e di tornare al proprio paese. In quell’epoca si viveva l’accoglienza come
sacrosanto dovere di ospitalità e lo stesso immigrato era sacro, riproducendo in sé il volto
dell’invisibile Dio. Una storia emblematica che prova come l’esperienza dell’emigrazione
non è legata alle contingenze, ma è una possibilità costante offerta a tutti come opportunità di vita migliore.
Da più di un secolo la Chiesa continua a celebrare la Giornata Mondiale del Migrante e
Rifugiato: è la 109a Giornata Nazionale in cui la comunità cristiana intende richiamare a se
stessa il valore dell’accoglienza ed esprimere la propria generosità con un contributo
economico a sostegno di ogni iniziativa di accoglienza. Un dovere oggi più impellente per
dare la possibilità ad intere popolazioni di sfuggire a condizioni di persecuzioni e di
guerre, a fenomeni atmosferici ed a situazioni di miseria.
La rivelazione biblica incoraggia l’accoglienza dello straniero, motivandola con la certezza
che così facendo si aprono le porte a Dio e nel volto dell’altro si manifesta l’Altro. E’
attuale l’esortazione del Levitico: «Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è
nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri» (19,33-34).
I migranti non sono turisti in ferie, ma fratelli e sorelle che “scappano per povertà, per
paura, per disperazione”, che cercano una vita migliore lontano dalla fame, dallo
sfruttamento e dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta. I loro bisogni sono
conseguenza di politiche scellerate e colonialistiche che hanno sfruttato e depredato le risorse delle loro terre. Di fronte all’immigrato non è umano voltarsi dall’altra parte o
chiudersi nel proprio perbenismo e indifferenza. Né è ritenere un optional ridare loro
dignità e garantire la scelta se migrare o restare. I nostri tempi esigono l’impegno comune
nell’accompagnare e governare nel miglior modo possibile i flussi, costruendo ponti e non
muri, ampliando i canali per una migrazione sicura e regolare.
“Prenditi cura dello straniero e lo straniero di prenderà cura di te!”. Lo dico alle nostre
comunità che già hanno fatto e fanno tanto per gli emigrati. La realtà corrente fa registrare
la preziosa presenza di immigrati bene inseriti nelle nostre comunità. Tanti servizi e attività
lavorative sono assicurati da loro. Senza di loro si creerebbe un vuoto enorme. C’è
un’economia che non andrebbe più avanti. Le nostre scuole impreziosite dalla presenza dei figli di immigrati si svuoterebbero. La loro presenza nei banchi di scuola realizza
concretamente un’esperienza di inclusione sociale che rende la nostra società
multiculturale e più ricca. Energie nuove in una società che registra un costante calo
demografico.
Vivremo quest’anno la Giornata diocesana del migrante e del rifugiato a Camini. Sono vari
momenti e scambi interculturali organizzati dall’Ufficio diocesano Migrantes. Tanti
migranti accolti in diverse comunità parrocchiali e strutture associative si uniranno nel
cantare il brano musicale “Tocca a te” (Armando Quattrone):
“Da Camini ci mettiamo in cammino Pasito pasito cambiamo il destino Tocca a te dare un
salvagente Tocca a te amare tutta la gente Tocca a te allungare la mano Tocca a te dire
forte ti amo * Tocca a te tirare i rigori Nessuno espulso, nessuno fuori A che ti serve avere
milioni Se batti al ritmo di mille cuori Tocca a te diversamente uguale Cantare insieme,
insieme cambiare Tocca a te dare voce ai cuori Tocca a te non sentirsi mai soli Tocca a te
non restare a guardare Anche tu un giorno puoi naufragare E m’è dolce in questo mare Se
ci sei tu ad aspettare”.
Il sogno della nostra Chiesa è impegnarci ogni giorno nel costruire “una comunità pronta
ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare
fuori nessuno”. Ogni piccolo contributo e gesto di aiuto che le comunità parrocchiali ed i
singoli fedeli e associazioni sapranno fare sono manifestazioni dell’amore gratuito di Dio,
«che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5,5).
I Signore ci benedica e dia sostegno ad ogni nostra intenzione di bene.

✠ Francesco Oliva

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