Pensiero omiletico
(IV anno di episcopato – Eremo di san Nicodemo 20 luglio 2018)

Carissimi confratelli nel sacerdozio,
ho preferito questo eremo per dire a me e a tutti: abbiamo dei luoghi di preghiera e di silenzio che sono il polmone spirituale della nostra chiesa. Facciamone tesoro! Voleva essere un momento di intimità col Signore. Qui questa sera solo per vivere questa Eucaristia. Ma sono contento di trovarmi insieme con voi, che mi avete seguito. Sono qui per dire grazie a voi e a tutti i confratelli per avermi accompagnato e collaborato in questi quattro anni di ministero. Grazie da parte della nostra Chiesa per il servizio pastorale che svolgete spesso in situazioni difficili, tra incomprensioni e spesso anche calunnie. Non lasciamoci mai scoraggiare, se spesso sperimentiamo il rifiuto e la disapprovazione. “Hanno perseguitato me, perseguiteranno voi”.
Dico grazie a tutti. Così come chiedo comprensione per aver offeso e deluso qualcuno nelle sue aspettative. Me ne duole. Dico grazie a chi ha incontrato difficoltà nel rapportarsi con me, a chi non è riuscito ad avere un rapporto aperto e sereno.
Vorrei ringraziarvi per la disponibilità e la libertà interiore a svolgere il ministero che il Signore vi affida attraverso di me.
Vorrei poter pregare il Signore come Ezechia: «Signore, ricòrdati che ho camminato davanti a te e ho compiuto ciò che è buono ai tuoi occhi». So che ci sono stati e ci sono momenti in cui è difficile essere fedeli sino in fondo. So che ci sono stati momenti in cui non è stato facile agire con cuore integro e non sono stato capace di compiere ciò che è buono agli occhi del Signore. “Ezechìa fece un gran pianto”. Vorrei anch’io potermi umiliare davanti al Signore, perchè non sono stato all’altezza della missione che mi ha affidato.
Ma vorrei soprattutto chiedere perdono alle tante persone che vengono per avere aiuto, dopo essere passati dalle caritas parrocchiali e non aver trovato quello che speravano.
Vorrei chiedere perdono a chi non ha incontrato il Signore a motivo delle mie debolezze ed insufficienze. Vorrei chiedere perdono se non sono stato capace di accogliere il grido dei poveri, se non ho compreso i reali bisogni di chi mi ha fatto visita.
Vi chiedo di continuare a pregare per me. Ma so che il Signore che ascolta sempre la nostra preghiera non mi porrà rispondere come ad Ezechia: “Ho udito la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco, io aggiungerò ai tuoi giorni quindici anni. Libererò te e questa città dalla mano del re d’Assiria; proteggerò questa città”. Il periodo di 15 anni non è più per me!
Ma io lodo il Signore e lo ringrazio quando mi dà la forza ed il coraggio di rispondere alla missione che mi ha affidato di servire il suo popolo. Una cosa ho capito e voglio fare: servire per amore ed amare servendo. Amo questa Chiesa, ma amo anche i suoi sacerdoti, al di là di quelli che possono essere i risultati del mio operare. Certamente fallimentari. Vorrei poter dire con don Giuseppe Diana: “Per amore del mio popolo non tacerò, così aveva scritto; così ripeteva spesso sino all’ultimo istante della sua breve vita, fino a quel 19 marzo 1994, quando all’età di 36 anni don Giuseppe veniva assassinato nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre si preparava a celebrare la Santa Messa.
Con gli anni che passano si capisce sempre più che l’unica vera montagna da scalare è quella del servire, dell’andare sempre incontro al fratello che ha bisogno di pane, ma ha bisogno soprattutto di Vangelo.
Ringrazio il Signore per avermi chiamato al sacerdozio e dopo 38 anni di ministero sacerdotale per avermi affidato questo difficilissimo ministero episcopale. Vorrei che ciascuno di voi lodasse e ringraziasse il Signore per i suoi anni di sacerdozio. Sono stati un dono grande per la Chiesa. Vorrei che dicessimo con gioia grazie al Signore per il dono del sacerdozio. Siamo prediletti del suo amore.
Continuiamo ad amare il Signore che oggi nel brano del vangelo di Matteo 12, 1-8 ci manifesta la bellezza dell’essere con Lui, del camminare con Lui che ci fa incontrare la volontà del Padre. Mette al secondo posto la legge del sabato rispetto all’amore misericordioso verso il prossimo. Prende una chiara posizione: subordinando la legge rituale all’amore del prossimo. Ci mostra che la carità non può essere sacrificata al culto. E l’assoluto nell’esistenza umana non è l’osservanza della legge antica, ma l’amore misericordioso. Non vale più il principio della legge per la legge, ma la legge vale se esprime la volontà di Dio. E la volontà di Dio è: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Voglio ringraziarti, Signore, per la tua misericordia, come anche per le volte che incontro misericordia nei fratelli.
Preghiera
QUATTRO ANNI DOPO
(Eremo di S. Nicodemo – Mammola – 20 luglio 2018)
Signore, tu parli a me quest’oggi
quattro anni dopo,
in questo eremo m’inviti alla preghiera
ti prego allora per questa Chiesa
che il mio amore non venga meno
e il poco che ho possa essere per tutti
Ti prego e ti ringrazio
per i sacerdoti che mi sostengono
mi accompagnano e pregano per me
per tutto il popolo santo che è in questa Chiesa
lenisci le sue ferite e sofferenze.
La tua Parola mi sprona e mi corregge
Vedo in essa un bel richiamo
Una tiratina di orecchi che ci sta bene
una pedana che mi dà forza
e fa bene al cuore e alla vita
Mi chiedi misericordia mentre dispenso giudizi severi,
mentre l’orgoglio mi dice:
hai ragione, fatti giustizia, smaschera l’ipocrisia.
Mi chiedi misericordia mentre cerco il colpevole
dei miei errori, delle mie ingratitudini ed incoerenze.
Misericordia tu vuoi,
mentre io chiedo che sia l’altro
e non io a dover pagare.
Rendimi, Signore,
ministro e dispensatore di misericordia e di perdono
Questa è la missione che mi hai affidato
Per questo mi hai chiamato,
mi hai mandato in questa terra.
Tu vuoi misericordia e non sacrifici.
Non vuoi sacrifici inutili.
Sei certo Signore di non volere i miei sacrifici?
Il mio tempo, le mie fatiche, la mia vita?
Ti chiedo Signore accogli la mia povera esistenza
Accogli le mie mani vuote e le mie sofferenze,
il tempo speso per me e non donato,
le ore senza Te!
Trasforma la mia vita in sacrificio a te gradito
Olocausto d’amore e non riti vuoti e senz’anima
Rendimi misericordia per gli altri
Non sia io, Proprio io, Signore,
a trasformare il tuo Vangelo
in obblighi da rispettare, in pesi inutili,
In leggi e prescrizioni da osservare
Non sia io, Signore, a nascondere il tuo volto
Sia io il primo a venire a Te,
a lasciarmi illuminare da te
Dammi il tuo spirito
perché possa vedere la mia miseria
Aiutami a guardare
alla miseria altrui con un cuore vero,
con benevolenza e disponibilità al perdono
Con il cuore di chi non si scandalizza
davanti alla miseria altrui,
Misericordia voglio, Signore
per servire il popolo che mi hai affidato.
Misericordia voglio per i sacerdoti,
per quanti soffrono e faticano a continuare.
Misericordia voglio per non puntare il dito
e far pesare la pagliuzza ch’è nel fratello
per non cercare negli altri le colpe che sono in me
Misericordia voglio
per continuare la missione che mi hai dato
finché tu vuoi. Amen
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