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Conferenza Episcopale Calabra Sessione del 29-30 gennaio 2024 - Comunicato stampa

Conferenza Episcopale Calabra

Sessione del 29-30 gennaio 2024

 

La Conferenza Episcopale Calabra, presieduta dall’Arcivescovo di Reggio Calabria – Bova monsignor Fortunato Morrone, si è riunita per la sessione invernale presso il Seminario Arcivescovile “Pio XI” di Reggio Calabria, il 29 e il 30 gennaio, in concomitanza all’apertura dell’Anno Giudiziario 2024 del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Calabro (Teic) e del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Calabro d’Appello (Teica), la cui prolusione è stata tenuta da monsignor Francesco Viscome, presbitero calabrese originario dell’Arcidiocesi di Crotone – Santa Severina e Prelato Uditore del Tribunale Apostolico della Rota Romana, sul tema “Error determinans e simulazione implicita nel consenso matrimoniale: profili giurisprudenziali e riflessioni in ottica pastorale”.

 

I vescovi della Calabria hanno accolto fraternamente S.E. Mons. Giuseppe Alberti, nuovo vescovo di Oppido – Palmi, che per la prima volta ha partecipato ai lavori della Cec. Durante il primo giorno della sessione invernale è stato eletto il nuovo vicepresidente della Conferenza episcopale calabra: è Monsignor Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro – Squillace. Subentra a Monsignor Francesco Milito, vescovo emerito di Oppido – Palmi, che nei mesi scorsi ha concluso il servizio di vicepresidente della Cec per raggiunti limiti di età: tutti i vescovi hanno espresso un sincero ringraziamento a Monsignor Milito per il lavoro svolto con competenza e dedizione in seno alla Conferenza ed a servizio della diocesi pianigiana.

Durante i due giorni di lavori i presuli calabresi hanno riflettuto sulla situazione attuale ed espresso grande preoccupazione per il disegno di legge sull’autonomia differenziata, approvato in Senato nei giorni scorsi. Il provvedimento, che trasferisce alcune funzioni agli Enti locali, rischia di diventare motivo di ulteriore divario tra Sud e Nord, tra aree sviluppate e regioni più povere, minando il principio di unità e solidarietà e compromettendo il diritto alla salute, all’istruzione e l’accesso ai servizi essenziali che lo Stato dovrebbe garantire in forma eguale a tutti i cittadini. La determinazione dei Livelli essenziali di prestazione (Lep), prevista dal disegno di legge, ricorda l’esperienza fallimentare dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) che, come è facilmente riscontrabile, non hanno assicurato un’uniformità del Servizio sanitario nazionale. Queste misure, invece, vengono presentate come utili soltanto per giustificare una formale uguaglianza di trattamento, ma in verità coprono una inaccettabile disparità che ricorda la famosa espressione orwelliana: «Alcuni sono più uguali degli altri».

I vescovi hanno poi manifestato concreta vicinanza agli agricoltori che in queste ore stanno manifestando il proprio dissenso rispetto alle politiche agricole dell’Unione Europea. Dagli accordi al ribasso fino alle norme sull’abbandono dei terreni, è in gioco anche il futuro della Calabria. I presuli auspicano un deciso ed unito intervento della politica calabrese a supporto degli agricoltori della Regione.

Durante i lavori è stata posta una rinnovata attenzione ai contributi delle varie Commissioni della Conferenza episcopale calabra affinché possano meglio mettere in atto il Cammino sinodale delle Chiese di Calabria: il lavoro delle Commissioni, infatti è espressione della comunione tra le diocesi e deve favorire scelte comuni per la crescita spirituale della regione.

Sono stati ascoltati i rappresentanti della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia: la Vicepresidente per il meridione, dottoressa Lia Coniglio, e l’assistente spirituale nazionale, il vescovo Michele Pennisi. Entrambi hanno descritto il valore attuale delle Confraternite e hanno raccomandato di puntare sulla formazione, per superare tradizionalismi che non rispondono più alle esigenze del tempo presente.

I rappresentanti della Federazione Calabra della Confederazione dei Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana, avvocato Raffaele Cananzi, dottor Roberto Pennisi, dottoressa Giovanna Tripodi, don Francesco Cuzzocrea, hanno evidenziato l’importanza che queste preziose istituzioni, a servizio della Vita e della Famiglia, e hanno auspicato che esse siano presenti e favorite in ogni diocesi.

I vescovi hanno, poi, continuato ad approfondire la riflessione operativa riguardante il cammino di qualificazione dell’Istituto teologico calabro e i processi necessari per una formazione dei presbiteri della regione sempre più adeguata alle necessità dei tempi e della nostra terra.

Al termine dei lavori, i vescovi hanno provveduto a nominare Monsignor Giuseppe Alberti quale Vescovo delegato per la Commissione per il Laicato, la Consulta per le Aggregazioni Laicali, la Commissione per il Lavoro, i Problemi Sociali, la Giustizia e la Pace.

Comunicato stampa

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La Fisc: una voce a servizio del Paese XX Assemblea Ordinaria elettiva della Federazione dei Settimanali Cattolici

Sono due i consiglieri calabresi eletti nel Consiglio Nazionale della Federazione Settimanali Cattolici (FISC), appartenenti alla delegazione calabrese presieduta da don Enzo Gabrieli, direttore del settimanale “Parola di Vita” dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano.

Si tratta di don Davide Imeneo, direttore della testata di Reggio “L’Avvenire di Calabria” e consigliere nazionale uscente e di Saveria Maria Gigliotti, direttore di “Lamezia Nuova” della Diocesi di Lamezia Terme, entrambi eletti nella circoscrizione sud, che rappresenteranno la delegazione Calabria-Basilicata insieme al delegato don Enzo Gabrieli, direttore di Parola di Vita.

In Consiglio, tra l’altro, vi è anche un altro calabrese. Si tratta di Raffaele Iaria, delegato per le testate estere.

L’elezione è giunta al termine della XX Assemblea nazionale ordinaria elettiva svoltasi a Roma dedicata al tema “La Fisc: una voce a servizio del Paese. Informazione, cultura e sinodalità”. Ad apertura dei lavori è intervenuto monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana che nel corso del suo intervento ha sottolineato che “è urgente rinnovare quel patto col territorio che dà ragione alla vostra presenza. Se un settimanale diocesano perde il rapporto con il contesto di riferimento smarrisce completamente la sua essenza. La radicalità, nel senso pieno del termine, cioè l’andare fino alle radici, sta proprio nel rapporto viscerale con le Chiese locali, con i paesi, con le persone. Senza questa bussola preziosa si perde l’orientamento. Scriviamolo un nuovo patto che metta al centro la difesa delle donne contro ogni forma di violenza, il dare voce a chi non ha voce, narrare la creatività della carità e le storie che testimoniano la sua irriducibile forza, il linguaggio come forma di incontro, la ricchezza spirituale che è sempre un guadagno, e tanto altro ancora… Un nuovo patto che non faccia a meno della transizione digitale e che, per questo, favorisca il dialogo generazionale. Certamente le testate Fisc hanno una diffusione capillare in forma cartacea e il digitale può sembrare ancora oggi una sfida. Ma proprio per questo è una grande opportunità: lo scambio tra generazioni può favorire la trasmissione attraverso canali differenti. Non abbiate paura di questo!”.

Il delegato regionale, don Enzo Gabrieli, ha evidenziato che “il settimanale diocesano non è solo uno strumento di comunicazione o un giornale cartaceo ma sempre di più deve caratterizzarsi come un progetto pastorale, un ambito ecclesiale nel quale annunciare Cristo in una visione che metta in sinergia tutti gli ambiti della comunicazione”. Per don Enzo, infatti, si passa “da un giornale cartaceo ad un progetto pastorale che chiamiamo settimanale diocesano e che mette insieme in maniera sinergica, sito, radio, televisioni, cartaceo, social e tutte le forme di comunicazione per far sì che possano svolgere un’azione pastorale e fare da filo d’oro tra tutti gli ambiti della pastorale per comunicare quel senso di Chiesa in uscita che sa leggere la storia dell’uomo e sa dire una parola alla luce del cammino di fede e dell’ascolto della Parola di Dio. Lavorare in questo modo sia nelle Diocesi che in delegazione regionale è un vero e proprio cammino di tipo sinodale”.

All’assemblea sono stati presenti i direttori delle 7 testate della Calabria aderenti alla Fisc, che vengono pubblicate nelle diocesi di : Catanzaro-Squillace, Cosenza-Bisignano, Reggio Calabria-Bova, Cassano all’Jonio, Lamezia Terme, Locri-Gerace e Rossano-Cariati.

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Il sorriso di don Puglisi continua a parlarci MESSAGGIO IN OCCASIONE DEL 30° ANNIVERSARIO DEL MARTIRIO DEL BEATO PADRE PINO PUGLISI

MESSAGGIO

IN OCCASIONE DEL 30° ANNIVERSARIO

DEL MARTIRIO DEL BEATO PADRE PINO PUGLISI

 

Carissimi Fedeli, Sacerdoti, Religiosi e Religiose,

il XXX anniversario del martirio del Beato padre Pino Puglisi, sacerdote palermitano, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, come “martire della fede” beatificato il 25 maggio 2013, non può essere relegato ad una ricorrenza tra le altre. Per la nostra chiesa in particolare riveste un significato di grande valore spirituale e pastorale.

Al suo nome è legato il Centro “don Puglisi” di Bosco di Bovalino (Città Metropolitana di Reggio Calabria), che da anni volge un’attenzione particolare ai giovani che vivono situazioni di disagio e cercano nuovi orizzonti e prospettive di vita. Nel Centro continua a vivere il messaggio di speranza che don Pino ha saputo dare ai giovani del quartiere Brancaccio di Palermo.

Condivido e consegno alla comune riflessione quanto scrive Suor Carolina Iavazzo, della Fraternità Buon Samaritano, fondatrice del Centro, che è stata diretta collaboratrice di Don Pino Puglisi:

«Dove non arriva il male dei pochi, arriva l’indifferenza dei molti o, peggio ancora, l’omertà di un’intera comunità. È per questo che di fronte alle mafie nessuno può dire: “Non è affar mio”. A noi spetta scegliere da che parte stare e non importa quanti anni abbiamo. Di fronte all’illegalità la nostra scelta per il bene deve essere decisa, fin da bambini, non ci possono essere zone grigie, perché è proprio lì che la mafia prolifera».

Continua a parlarci il sorriso di don Puglisi quando sotto casa venne a trovarsi davanti il killer che gli sparò il giorno del suo compleanno. Un martirio conseguenza della sua azione sacerdotale nel quartiere Brancaccio di Palermo, dilaniata dalla guerra delle cosche mafiose. Con la sua azione pastorale don Pino era riuscito ad attirare nei gruppi parrocchiali molti ragazzi, strappandoli alla strada e alla criminalità organizzata. Come ha detto papa Francesco, «educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto».

Ecco l’indicazione di un bel cammino pastorale per la nostra Chiesa. I Santi sono sempre la stella polare nella vita del cristiano.

Il XXX anniversario viene celebrato dal centro “P. Puglisi” di Bosco di Bovalino con un bel programma di iniziative inviato a tutte le Parrocchie. È stata altresì allestita nella parrocchia di Bosco di Bovalino una mostra sulla vita del Beato Padre Pino Puglisi, una delle diverse iniziative che invitano a conoscere la figura di questo Santo Sacerdote, che merita di essere amato ed imitato.

Accogliamo la testimonianza sacerdotale di don Pino che ha saputo incarnare l’annunzio del Vangelo nel territorio, assumendone tutti i problemi per presentarli alla comunità cristiana.

Invito tutti, sacerdoti, religiosi e religiose, a conoscere questo sacerdote che rimane un fulgido esempio di donazione e d’impegno per l’edificazione di un mondo nuovo.

Sapendo pagare di persona avendo scelto da che parte stare!

Il Signore benedica noi tutti ed il cammino della nostra Chiesa.

✠ Francesco OLIVA

Vescovo di Locri – Gerace

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Partiti verso Lisbona i giovani della diocesi di Locri-Gerace che parteciperanno alla GMG 2023 Ad accompagnarli S.E. monsignor Francesco Oliva

Partiti verso Lisbona i giovani della diocesi di Locri-Gerace che parteciperanno alla GMG 2023

Sono partiti alla volta di Lisbona i 31 giovani che rappresenteranno la Diocesi di Locri-Gerace alla 38a Giornata Mondiale della Gioventù. Ad accompagnarli in questa avventura S.E. il Vescovo, monsignor Francesco Oliva, assieme a don Giovanni Armeni, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile, don Samir Vega Morad, vicario parrocchiale a Bovalino, don Jaomanana Jean Dieudonne, parroco a Roccella Ionica, e suor Sandra Croce, dell’Eremo di Crochi.

I giovani pellegrini provengono da varie parrocchie: Marina di Gioiosa, Gioiosa Jonica, Siderno (Santa Maria di Portosalvo e Santa Maria dell’Arco), Bovalino e Bianco.

La partenza è avvenuta in due fasi in quanto otto di loro, accompagnati da don Samir, sono partiti prima per suggellare un gemellaggio con i giovani della diocesi di Bilbao in Spagna; l’intero gruppo si ritroverà insieme, direttamente a Lisbona, mercoledì 2 agosto.

Nella capitale portoghese i giovani locresi saranno ospitati nella Parrocchia di Nostra Signora dei Naviganti, sulle rive del fiume Tago e, alla pari, dei loro coetanei provenienti da ogni parte del mondo, durante i giorni della GMG parteciperanno ai tanti incontri di catechesi previsti, per nazioni e per continenti. Anche i vescovi calabresi presenti in Portogallo proporranno ai giovani italiani dei momenti di riflessione.

Saranno momenti che anticiperanno l’attesissimo incontro con il Santo Padre, papa Francesco, che sabato e domenica prossima sarà presente nella grande spianata del “Campo da Graça” per il grande abbraccio con i giovani di tutto il mondo.

Questo appuntamento, nella diocesi di Locri-Gerace, è stato preparato con una serie di iniziative messe in piedi sin dai primi mesi dell’anno: l’ultimo l’incontro diocesano si è svolto nella suggestiva cornice della Basilica di Gerace, dove suor Mirella Muià ha presentato l’immagine ispirata al tema della GMG di Lisbona 2023: “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39).

Diversi sono stati i momenti che hanno preceduto e preparato i giovani per la partenza verso Lisbona; l’ultimo l’incontro diocesano si è svolto nella suggestiva cornice della Basilica di Gerace lo scorso 1° giugno, dove suor Mirella Muià ha presentato l’immagine che accompagna il tema della GMG di Lisbona 2023: “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39).

A livello regionale, invece, l’incontro preparatorio si è svolto a Lamezia Terme, lo scorso 10 luglio, dove tutti i giovani calabresi diretti a Lisbona si sono incontrati, come ha spiegato don Giovanni Armeni, “per condividersi gioie, fatiche e speranze”.

In merito all’esperienza che stanno vivendo i giovani della diocesi di Locri-Gerace, c’è la consapevolezza che questa Giornata Mondiale possa cambiare le loro vite e li possa spronare a mettersi come Maria in cammino, per portare ovunque un po’ di speranza.

Tanta gioia tra i giovani e i loro accompagnatori per la partecipazione di monsignor Oliva: “Il nostro vescovo Francesco, in prima linea, anche lui con lo zaino in spalla, insieme ai suoi giovani si rende giovane, per farli sentire ancor più Chiesa, comunità viva che cammina verso un’unica meta”.

 

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Eucaristia e Parola di Dio: binario fondamentale per il nostro stile ecclesiale. L'Omelia di S.E. monsignor Francesco Oliva nella Solennità del Corpus Domini

Solennità del Corpus Domini
(Locri 8 giugno 2023)

Omelia di S.E. monsignor Francesco Oliva

«Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere…, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8, 2-3).
Mosè sembra parlare a noi, oggi, a noi, sacerdoti, a Voi fedeli laici, associazioni e a tutta la nostra comunità, qui riunita per celebrare il giovedì del Corpus Domini per la prima volta in questa Cattedrale adeguatamente rinnovata e restaurata. E’ una celebrazione diocesana voluta dal clero e ben accolta da tanti fedeli laici. Certamente per un bisogno di unità e per rinnovare la coscienza dell’appartenenza al medesimo corpo. Ma anche – ne sono convinto – per qualcosa di più: per il desiderio di ricompattarsi attorno all’Eucaristia, pane spezzato e alimento fondamentale nel deserto della vita, in modo da vivere il cammino sinodale ed affrontarlo senza paure e con coraggio.
Abbiamo bisogno di pane, ma anche di quanto esce dalla bocca del Signore, dell’Eucaristia, alimento del nostro cammino sinodale, ma anche di tanto discernimento spirituale!
Vedo un forte legame tra il cammino sinodale e l’Eucaristia. Il cammino sinodale ha la sua fonte e il culmine nella partecipazione piena e consapevole alla mensa della Parola e del Pane Eucaristico: l’Eucaristia è l’evento sinodale per eccellenza, ci fa vivere l’esperienza che identifica il nostro essere popolo di Dio in cammino dietro a Gesù. Celebriamo l’Eucaristia, ma è l’Eucaristia che ci fa essere Chiesa. Il cammino sinodale che stiamo vivendo è plasmato e alimentato dall’Eucaristia.
L’Eucaristia ci accoglie e ci dà vita, unifica le differenze, fa incontrare le generazioni, genera e nutre la sinodalità. L’essere “sinodale” è camminare in armonia con la grazia dello Spirito.
L’Eucaristia ci rende sinodali, facendo sì che l’unità prevalga sulle differenze che possono restare tali, senza che venga meno la comunione ecclesiale. Il cammino sinodale che stiamo vivendo, seppure con qualche resistenza e fatica in più, esige che la nostra Chiesa sia sempre più ciò che è chiamata ad essere: adunanza del popolo dei battezzati con la
ricchezza dei suoi carismi e la varietà dei ministeri a servizio dell’unità. Fa emergere il bisogno di dialogo, del dialogo che nasce dall’ascolto reciproco, dalla conoscenza, dall’amicizia, da esperienze spirituali e pastorali condivise, da frequenti incontri anche conviviali. E’ un tempo di prova ed una sfida per la nostra fedeltà a Dio ed alla chiesa. Vengono fuori le nostre povertà e fragilità, le incertezze e infedeltà, le difficoltà del cammino. Ma la Parola c’invita a “non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri” (Es. 8, 14-16) Non dimenticare mai i benefici del Signore e la sua fedeltà: “sono come un olivo verdeggiante nella casa di Dio; confido per sempre nella sua bontà” (Sl 52, 10).
C’è una sfida particolare per noi, cari presbiteri: diventare l’unica “famiglia del presbiterio
diocesano”, nella quale non si vive l’uno accanto all’altro per una funzione da svolgere, ma “l’uno per l’altro” per una comune vocazione e missione. È la sfida dell’uscire dallo stato di solitudine, a volte “dorato”, a volte tragico, che ci stimola a reimparare a vivere e a camminare insieme, per accogliere il confratello come una risorsa umana e spirituale, come un compagno di viaggio. E’ la sfida che ci porta a riconoscere che anche il rapporto con i fedeli laici, spesso conflittuale e superficiale e poco fraterno, va ripensato e riformulato. E’ la sfida a vincere il tarlo del clericalismo sia quando ad incarnarlo sono i preti (“sono io il parroco e decido io”) sia quando a presentarlo sono i laici cosiddetti impegnati (“io sono…, io rivesto il ruolo di…, io ho la fiducia del parroco… ”). E’ la sfida del ruolo che viene esercitato nello stile del potere costituito e del comando, del protagonismo e del sentirsi al di sopra di tutti.
E’ quanto mette a dura prova le nostre comunità ed il cammino sinodale.
In questa prospettiva è urgente programmare un cammino sinodale che abbia nell’Eucaristia e nella Parola la sua forza e vitalità. L’Eucaristia e l’ascolto della Parola di Dio e dei fratelli sono il binario fondamentale su cui impostare il nostro stile ecclesiale. Ascolto innanzi tutto della Parola di Dio, dalla quale nessun cristiano può prescindere e ascolto reciproco che si fa attenzione all’altro e al suo mondo interiore, dialogo vero e sincero. Se è vero che come pastori abbiamo una particolare assistenza dello Spirito nell’esercizio del ministero, è anche vero che ogni battezzato che si pone in ascolto della Parola e vive nella semplicità e umiltà il suo cammino di fede può aiutare la comunità a crescere nella comprensione della volontà di Dio. Presbiteri, diaconi, ministri straordinari della comunione, volontari della caritas, fedeli laici siamo tutti compagni di viaggio. «Voi siete tutti compagni di viaggio (σύνοδοι) in virtù della dignità battesimale e dell’amicizia con Cristo», scriveva sant’Ignazio di Antiochia ai cristiani di Efeso.
Oggi sembra di moda parlare di sinodalità e forse ne abusiamo anche, dimenticando che nel suo uso all’inizio, sinodi erano le persone, sinodo è Cristo, nostro compagno di cammino. Sinodo e Chiesa sono sinonimi e questo lo capiamo soltanto se riconosciamo che siamo sempre «persone che si incontrano». Sinodi siamo allora noi, pellegrinante popolo di Dio. Lo spiega san Paolo con parole forti nella seconda lettura: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (Cor 10, 17). Non si può far parte di una comunione nell’indifferenza, nell’anonimato e nell’ostilità. Chi mi sta accanto, colui o colei che il Signore mette sulla mia strada, è il mio “prossimo”, cioè qualcuno da amare. Ce lo chiede il Vangelo. E’ un amore concreto non platonico o sentimentale, quello che nella realtà quotidiana si fa attenzione, ascolto, dialogo e amicizia, servizio. E’ possibile che ce ne dimentichiamo, quando invece siamo chiamati ad avere, proprio in quanto cristiani, attenzione particolare alla realtà degli ultimi, dei poveri, degli emarginati, degli immigrati, degli ammalati, dei carcerati. Ci dimentichiamo che se l’Eucaristia non si esprime nel volersi bene all’interno della
comunità, le molte messe che celebriamo o partecipiamo sono poco fruttuose e impoveriscono più che arricchirci interiormente. Eppure il Signore continua a darsi gratuitamente sino alla fine. Diceva don Giuseppe Dossetti che fino a quando nelle nostre città si celebrerà una Eucaristia, cioè la manifestazione gloriosa, gratuita dell’amore senza limiti del Verbo fatto carne per l’uomo, la città sarà salva.
Con questa solenne celebrazione vogliamo comunicare con Gesù e proclamare per le vie della città l’amore di Dio fattosi carne, visibilità. E’ Lui il Signore che ci ha radunati, «il pane vivo disceso dal cielo» (Gv 6,51), «il cibo per coloro che camminano» (cibus viatorum), come dice san Tommaso.
Oggi vogliamo ridare vigore al nostro cammino sinodale nel segno del Pane. Ritorniamo al gusto del pane, ci ricordava il recente Congresso eucaristico nazionale. Ritroviamo il gusto del pane condiviso e da condividere, del pane spezzato che dà a tutti Vita e la dà in pienezza. È il mistero di una comunione che è pienezza di relazione, un’unità che non è uniformità, ma armonia delle differenze, convivialità.
La convivialità, il perdono, l’Eucaristia e l’amore fraterno sono l’essenza della sinodalità. Anche la Chiesa è convivialità, perdono, comunione, deposizione di ogni rancore, attrazione delle diversità.
O meglio, non è mai pienamente così, ma è chiamata continuamente ad esserlo. Ciascuno è unito a Cristo Gesù e all’unico corpo ecclesiale, nell’unicità del dono dello Spirito. Guai perciò se perdessimo il gusto di questa unicità, proprio come del pane fatto bene, del buon pane.
In un mondo che è lacerato da divisioni e da guerre abbiamo bisogno del gusto del pane che riconcilia e unisce, costruendo ponti, facendo rete, mettendo in dialogo le persone e le comunità, riconciliandoci con la natura e l’ambiente circostante. È il cammino di tutti e soprattutto di noi credenti. Chiediamo la grazia di sperimentare il senso ecclesiale dell’Eucaristia che ogni giorno celebriamo nelle comunità. Chiediamo che dall’Eucaristia sgorghi un agire più conseguente e meno incoerente, un agire più consapevole di quanto ci manca ancora, per realizzare appieno il precetto di Gesù e il suo Vangelo. Amen.

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