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A quanti hanno scelto di trascorrere le vacanze nella Locride! Messaggio di S.E. monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace

Messaggio di S.E. monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace

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Benvenuti! Bentornati!

A quanti hanno scelto di trascorrere le vacanze nella Locride!

 

Dico “benvenuti” ai turisti che vengono a trascorrere le vacanze nella Locride. Dico “bentornati” a quanti fanno ritorno nel paese natio, nella terra che ha dato loro le origini, la vita e gli affetti. Sono lieto di darvi il mio fraterno e affettuoso “bentornati” e di potervi assicurare la cordialità di questi luoghi.

Tanti di voi hanno atteso l’arrivo delle vacanze, per rallentare i ritmi frenetici della vita moderna e sperimentare un po’ di sollievo, lontani dai contesti abituali, come anche per godere la vicinanza fisica e affettiva delle persone care. Nel cuore dell’estate, quando il sole picchia, con temperature oltre le massime del periodo, auguro un tempo di riposo al mare o in montagna. Qui, nella Locride, mare e monti s’incontrano ed offrono una varietà paesaggistica incantevole.

“Benvenuti” in questa terra, povera ma ricca di bellezza e di umanità, a quanti l’hanno scelta come meta di riposo per una vacanza serena, senza il rumore assordante del traffico cittadino.

“Benvenuti” ai migranti che approdano sulle nostre spiagge in cerca di futuro e speranza e provano gioia per i pericoli scampati, della guerra, della carestia e della fame. E si rallegrano al calore di un’accoglienza amica. “Benvenuti” in una terra che sa accogliere e rendere tutti parte integrante della propria comunità. Le nostre chiese, i nostri lidi, le colline aspromontane e le nostre case sono pronte a tendere la mano.

“Benvenuti” o “ben tornati” nella Locride, patria di Zaleuco, primo legislatore del mondo occidentale e dell’antica poetessa greca Nosside, fulcro della cultura ellenistica. “Benvenuti” in questa terra ricca di arte, di storia e di antiche tradizioni. Molti paesi vi riportano all’età antica, greca e romana, normanna e medievale con chiese e monasteri, castelli e case nobiliari, con siti archeologici ricchi di reperti. Tra questi l’area archeologica di Locri Epizephiri e di Kaulon, risalenti all’epoca magnogreca, la Villa Romana di Casignana e il Naniglio di Gioiosa Jonica, l’antica Cattedrale di Gerace, la Cattolica di Stilo, il Musaba di Mammola, creato dal compianto artista Nik Spatari. Sono siti che ripagano le difficoltà di un percorso turistico che, purtroppo, sono sempre meno coloro che lo prediligono.

Incontrerete persone amiche e accoglienti! Fa parte della nostra cultura dare una mano a chi viene o ritorna. Nel passato, ma ancora oggi, sono in molti ad emigrare in cerca di pane e dignità, dimostrandosi capaci di trasmettere, insieme a competenze tecniche e scientifiche, i valori umani e cristiani che hanno ricevuto da una sana tradizione familiare. Ci onora sapere che tanti nostri emigrati hanno arricchito i luoghi dove sono giunti attraverso la cultura, il sapere, la sensibilità e la loro genuina religiosità.

“Bentornati” nella Locride, terra amata e da amare. C’è aria di festa nei nostri borghi per il vostro ritorno. Qui si respira la gioia di riabbracciare un parente, un amico, un conoscente. Al suono delle bande musicali e delle campane a festa sotto lo sguardo del Santo Patrono e della beata Vergine Maria. Sono momenti che danno sapore e bellezza alle vostre ferie. Il vostro ritorno fa riapparire la gioia di appartenere al medesimo villaggio che ha formato uomini e donne che rendono più bello il mondo che abitano.

“Benvenuti” in questa terra! Anche se chiamati a sopportarne limiti e difficoltà. Sono tante le ombre che oscurano i suoi orizzonti e fanno perdere la speranza delle legittime attese della civiltà moderna. Sono le ombre di collegamenti difficili e fatiscenti, di una viabilità precaria e scarsa, di centri collinari e di montagna che stanno diventando un deserto ed una periferia dimenticata. Sono le ombre di grandi opere, iniziate e mai portate a termine, con dispendio di enormi risorse finanziarie. Tra queste, destano scalpore opere incompiute quali la diga sul Lordo; la strada di collegamento “Bovalino-Bagnara”, i tunnel sul Lordo e della Limina con lavori eternamente in corso.

Nonostante tutto, siete in tanti che avete scelto di venire o di tornare in questa terra. Una terra da amare! Porterete con voi il ricordo di incontri, di feste, di momenti lieti, di belle scoperte. E’ quello che sa dare questa nostra terra.

A tutti va il mio augurio di giorni all’insegna dell’amicizia e della convivialità. Siano pieni di calore umano, un’occasione, per riscoprire il valore della vita, per ritemprarsi nel corpo e nello spirito a fronte di una quotidianità̀ che lascia poco spazio al silenzio, alla riflessione e al contatto con la natura. Siano un tempo di vero ristoro, in modo da ritornare alla quotidianità confortati dalla pace del cuore sotto l’amorevole sguardo della Vergine Maria, sempre al centro della religiosità del popolo locrideo.

Locri 25 luglio 2023

Francesco Oliva

©2023 Pandocheion – Casa che accoglie. Diocesi di Locri-Gerace. Tutti i diritti sono riservati.

“UCRAINA: ASCOLTIAMO IL GRIDO DI PACE” La Diocesi di Locri-Gerace a sostegno della popolazione ucraina

“UCRAINA: ASCOLTIAMO IL GRIDO DI PACE”

La diocesi di Locri-Gerace si mobilita per sostenere la popolazione ucraina colpita dalla guerra e attraverso la Caritas diocesana attiva una serie d’iniziative.

Accogliendo l’appello di Papa Francesco, S.E. monsignor Francesco Oliva, Vescovo di Locri–Gerace, invita tutta la Chiesa diocesana alla preghiera ed al digiuno e chiede la partecipazione alla “Veglia diocesana di preghiera per la pace in Ucraina e nel mondo” che sarà celebrata oggi, Mercoledì delle Ceneri, alle ore 21.00 nella Cattedrale di Locri.

Tale giornata ha valenza spirituale e pastorale. Essa è un richiamo alla pratica delle opere di misericordia spirituali e corporali per salvare il popolo ucraino dalla guerra. La preghiera, con il digiuno e l’elemosina, costituisce uno degli atti essenziali che traducono davanti a Dio l’umiltà, la speranza e l’amore dell’uomo. È, contemporaneamente, un’offerta ed un atto d’amore al Padre. Infatti, per essere efficaci, il digiuno e l’astinenza devono unirsi alla preghiera e alla carità.

La Caritas Diocesana, diretta da don Rigobert Elangui, in tale prospettiva, ricordando le parole di Sant’Agostino di «dare in elemosina quanto riceviamo dal digiuno», seguendo le indicazioni di S.E. il Vescovo e gli orientamenti della Caritas Italiana, in collaborazione con gli Uffici e le realtà diocesane, promuove un calendario di iniziative per fare fronte alla situazione emergenziale che l’Ucraina si è trovata ad affrontare.

In una lettera indirizzata ai parroci, alle Caritas parrocchiali e a tutti gli uffici diocesani, don Rigobert sintetizza queste prime iniziative:

  • Sua Eccellenza il Vescovo, preoccupato della drammatica situazione, chiede ad ogni famiglia, ove possibile, di devolvere a favore del popolo ucraino il frutto delle nostre rinunce cioè l’equivalente di un pasto pari a € 10,00 di un giorno Inoltre, chiede alle parrocchie e raccomanda i parroci a destinare la raccolta della Prima Domenica di Quaresima (6 Marzo) a sostegno delle popolazioni dell’Ucraina (da far pervenire direttamente alla Caritas diocesana). I fondi raccolti saranno inviati interamente a Caritas Italiana che sosterrà la Caritas Ucraina, Polacca, Moldava e Rumena impegnate in prima fila nell’organizzazione dell’accoglienza e degli aiuti emergenziali;
  • organizza con l’ufficio Migrantes Diocesano e i centri di ascolto diocesani e parrocchiali, attività di ascolto ed accoglienza delle istanze provenienti dai fratelli e dalle sorelle ucraini, che vivono nel territorio diocesano dando, per quanto possibile, risposte concrete di vicinanza e prossimità;
  • in collaborazione con la fondazione Santa Marta e la Fondazione Opere di religione, predispone le strutture diocesane per l’accoglienza dei profughi ucraini in caso di necessità e di

PER SOSTENERE GLI INTERVENTI INTESTAZIONE: Diocesi di Locri-Gerace

IBAN: IT15C0538781410000043079234

BANCA: BPER Banca Filiale di Locri

CAUSALE: Emergenza Ucraina

 Per ogni altra informazione si può contattare la Caritas diocesana di Locri – Gerace

Via Cusmano, 79 – 89044 Locri – Tel/Fax 0962/20889

e-mail caritaslocri.gerace@gmail.com pec caritaslocri.gerace@pec.it

 

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Sentenza Lucano, “caso Riace” e l’eterna emergenza L'editoriale di Enzo Romeo

Sentenza Lucano, “caso Riace” e l’eterna emergenza

 

Enzo Romeo

 

In un Paese democratico, dove vige ancora la certezza del diritto, una sentenza di condanna è sempre una sconfitta. Per tutti, non solo per chi la subisce. Tanto più quando sul banco degli imputati c’è un amministratore che rappresenta la cosa pubblica, come nel caso di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace. Tredici anni e due mesi di carcere sono tanti, tantissimi. Ci auguriamo di cuore che Lucano possa dimostrare la sua innocenza nel secondo grado di giudizio.

Inutile e dannoso, però, è il gioco dei commenti politici. Quante volte abbiamo assistito a questo teatrino, sia alla fine della cosiddetta 1a repubblica che nell’era berlusconiana. Adesso viene riproposto, a parti invertite. Bisognerebbe attendere, almeno, di conoscere le motivazioni della sentenza prima di avventurarsi in critiche taglienti («è una persecuzione ideologica») o in esultanze fuori luogo («lo avevamo detto noi che si lucrava sull’accoglienza dei migranti!».

Lucano dopo la sentenza ha detto di pagare lo scotto della sua popolarità. È vero. Dal primo sbarco dei curdi sulla spiaggia di Riace nel 1988 a oggi l’accoglienza di profughi e migranti è divenuta “modello”, poi marchio politico, quindi “sistema di sviluppo”. In un crescendo di aspettative e anche di retorica. Forse Lucano, nella foga della sua attività ispirata dall’ideale dell’egualitarismo, non si è reso conto che la sua figura diveniva sempre più simile a quella di Masaniello. Come nella vicenda del pescatore napoletano che nel XVII secolo innescò la rivolta antispagnola, così in quella di Lucano non è facile distinguere gli avvenimenti reali dal “mito”. La Calabria è depressa e abbandonata al suo destino? Tanto peggio! Sarà risollevata dai poveri del mondo!

In tal modo, fatto salvo il dovere di aiutare chiunque è in difficoltà, da qualunque parte provenga, si è forzato il concetto di solidarietà, pretendendo di trasformarla in volano per la crescita del territorio. Un’operazione portata avanti a tutti i costi, col sostegno incondizionato di una parte del sistema politico e dell’opinione pubblica nazionale e internazionale e lo scetticismo, se non l’ostilità, di un’altra parte altrettanto larga.

Riace è divenuta così un limes, un confine, dove si è combattuta una battaglia ben più grande di quanto potesse sopportare un piccolo paese e il suo pur attivissimo sindaco. Un paese – paradosso dei paradossi – spopolato dall’emigrazione, svuotato di quasi tutti i suoi giovani in fuga verso lidi migliori e riempito nel frattempo da qualche decina di persone prive di tutto, provenienti dall’Africa e dell’Asia con viaggi fortunosi e drammatici organizzati da scafisti senza scrupoli. Era realistico pensare di fare rifiorire una comunità con questi innesti? Di fatto, si è andato avanti con i sussidi statali che hanno alimentato un meccanismo assistenzialistico (col consueto rischio del clientelismo parassitario) più che un sistema virtuoso di integrazione.

Adesso è tempo per tutti di far tesoro del “caso Riace”. Se l’immigrazione non può essere trattata come un’eterna emergenza, perché fenomeno ormai pluridecennale, essa non va nemmeno considerata nel nostro Meridione una sorta di “industria sotterranea”, per ottenere benefici (sia pure in buona fede e con le migliori intenzioni) dal dramma di chi fugge da guerre e miseria. Solo trovando autentiche strade di crescita socio-economica – vedi le speranze legate agli investimenti europei del recovery fund – e di cambiamento culturale si potrà far sì che questa nostra terra divenga davvero casa accogliente, per i propri figli e per i fratelli che giungono da lontano. Nella condivisione di un comune destino.

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“VERSO UN NOI SEMPRE PIU’ GRANDE” 107ma GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO

 

“VERSO UN NOI SEMPRE PIU’ GRANDE”

 

 

Domani, domenica 26 settembre, anche nella nostra diocesi sarà celebrata la 107a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che avrà per tema: “Verso un noi sempre più grande”.

L’Ufficio diocesano Migrantes e la Caritas diocesana ci sollecitano a riappropriarci di questo “noi”, come comunità ecclesiale e come testimoni di carità; pertanto, nonostante il perdurare dell’emergenza sanitaria che induce a prestare attenzione nell’organizzazione di iniziative particolari, ha messo in campo una serie di idee con la consapevolezza delle difficoltà di inclusione di intere famiglie di migranti che cercano semplicemente migliori condizioni di vita.

Il primo passo di queste iniziative è stata la consegna, ai sindaci dei comuni della Diocesi, del Messaggio scritto per l’occasione da Papa Francesco (che alleghiamo a questo comunicato); sono seguite le visite ai Centri e alle famiglie di migranti e rifugiati, poi alcuni incontri con cooperative impegnate nell’accoglienza, la distribuzione di materiale scolastico ai bambini e altri gesti concreti rivolti a famiglie bisognose. Un’altra iniziativa per sensibilizzare tutti alla realtà delle migrazioni è rappresentata dalla “staffetta del migrante”, itinerante nelle tre vicarie della diocesi.

Don Rigobert Elangui, Direttore dell’Ufficio Migrantes e della Caritas, seguendo le indicazioni del Vescovo, monsignor Francesco Oliva, ha scritto una lettera ai parroci, agli operatori delle Caritas parrocchiali, alle associazioni e ai movimenti ecclesiali per chiedere “di prestare un’attenzione particolare a questa giornata nella celebrazione delle Messe e nei gesti concreti verso le persone in mobilità che abitano le nostre comunità e che vivono situazioni di difficoltà”.

Ricordiamo che le offerte dei fedeli, raccolte nella messa domenicale di domani, saranno devolute per i bisogni dei migranti e dei rifugiati, in quanto la colletta di questa Giornata è tra quelle obbligatorie.

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Emergenza coronavirus: l’impegno della Caritas Il Direttore don Rigobert sollecita la comunità diocesana ad aderire alla Giornata di preghiera, di digiuno e di opere di carità

Emergenza coronavirus: Giornata di Preghiera, di Digiuno e di Opere di Carità

 

La Giornata di Preghiera, di Digiuno e di Opere di Carità, indetta da S.E. monsignor Francesco Oliva, che domani 11 maggio sarà celebrata su tutto il territorio diocesano, vede impegnata in prima fila la Caritas diocesana. A tal proposito il direttore, don Rigobert Elangui, ha rivolto un appello a tutte le realtà ecclesiali della Chiesa di Locri-Gerace per sensibilizzare le comunità parrocchiali ad aderire con slancio all’iniziativa.

Don Rigobert ha scritto una lettera, accompagnata da una locandina con la sintesi delle attività che la Caritas sta portando avanti in questo periodo d’emergenza, per aiutare chi si trova in stato di bisogno.

Nella lettera, tra l’altro, viene detto:

“L’indizione della giornata ha una valenza spirituale e pastorale; essa è un richiamo alla pratica delle opere di misericordia spirituale e corporale per salvare il mondo intero dalle ripercussioni sanitarie, sociali, economiche, umane e spirituali della grave pandemia del Covid-19. Il Vescovo ci invita da una parte, a rivolgerci a Dio, perché ci salvi e ci liberi da questa afflizione, affidando all’intercessione materna della Beata Vergine Maria dello Scoglio la nostra Chiesa locale, quanti sono contagiati e chi si prende cura di loro attraverso la preghiera e il digiuno, e dell’altra parte ci esorta alla concretezza della Fede mediante le opere di carità.

In effetti, la preghiera con il digiuno e l’elemosina costituisce uno degli atti essenziali che traducono davanti a Dio l’umiltà, la speranza e l’amore dell’uomo; è ugualmente un’offerta e un atto d’amore al Padre.  Infatti, per essere di grande utilità, il digiuno e l’astinenza devono unirsi alla preghiera e alla carità/elemosina. In questa prospettiva facendo suo l’invito di Sant’Agostino di dare «in elemosina quanto riceviamo dal digiuno» il nostro vescovo ci chiede pertanto di devolvere a favore della Caritas diocesana il frutto delle nostre rinunce cioè l’equivalente del pranzo di un giorno feriale, perché possiamo continuare a sostenere i singoli e le famiglie bisognose, ma anche a sostegno del personale medico-sanitario.

La Caritas Diocesana, vista l’importanza dell’iniziativa, invita tutto il popolo di Dio che è in Locri- Gerace, gli Uomini e le Donne di buona volontà e in modo particolare tutte le Caritas parrocchiali e in primis i parroci a sensibilizzare tutte le nostre comunità ainiziativa diocesana.

 

Questi i contatti della Caritas Diocesana di Locri-Gerace.

Via Cusmano, 79 – 89044 Locri – Tel/Fax 0962/20889

e-mail: caritaslocri.gerace@gmail.com  – pec: caritaslocri.gerace@pec.it

 

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