Autonomie e rappresentanze di Enzo Romeo - Rilanciare il progetto della conurbazione amministrativa tra i comuni centrali della Locride

Enzo Romeo

 

Il regionalismo in salsa leghista è una polenta difficile da mandar giù. Al momento in cui andiamo in stampa la partita è aperta e non sappiamo come andrà a finire. Ma già l’odore di quel piatto è per noi nauseabondo. Un «boccone avvelenato» lo ha definito monsignor Filippo Santoro, presidente della Commissione CEI per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, che è arcivescovo di Taranto, la città dell’Ilva. L’autonomia differenziata non è di sicuro quel sano decentramento di cui avremmo bisogno, ispirato al principio della sussidiarietà, dove la vicinanza ai cittadini è garantita dall’equilibrio tra i livelli centrale e locale della funzione pubblica.

Dietro a certe idee politiche si nasconde la solita visione gretta: il Nord produttivo costretto a trascinarsi dietro, come una palla al piede, il Sud parassitario e assistenzialista. Lo si è visto con le dichiarazioni del ministro dell’istruzione Borghi, che lo scorso febbraio, visitando le scuole sgarrupate di Afragola e Caivano, ha tuonato: «Al Sud non ci vogliono fondi. Vi dovete impegnare forte. Lavoro, impegno, sacrifici». Grazie, signor ministro, per averci ricordato che siamo dei fannulloni. Pazienza se le aule cadono a pezzi, se non ci sono riscaldamenti, se mancano i fondi per i sussidi didattici…

L’Italia che si profila all’orizzonte è questa? Allora sarebbe urgente riorganizzarsi con un progetto amministrativo-politico di lungo respiro. La città metropolitana fu un regalo berlusconiano al gerarca del momento, ma è evidente che una provincia come quella di Reggio Calabria non ha nulla di metropolitano, divisa com’è in una miriade di piccoli centri. Fatalmente l’attenzione è calamitata dal centro (il capoluogo reggino) a discapito delle zone periferiche. Ecco perché andrebbe rilanciato il progetto della conurbazione amministrativa tra i comuni centrali della Locride. Di Locri e Siderno comune unico si parla da molti decenni, anzi, potremmo dire dalla nascita delle rispettive marine, cioè da fine Ottocento. Negli Anni Ottanta del secolo scorso si alzarono voci lungimiranti a segnalare questa necessità (cito, fra tutti, quella del dottor Salvatore Gemelli, compianto primario dell’ex Ospedale geriatrico di Gerace). La conurbazione porterebbe alla nascita di una municipalità di più di trentamila abitanti, che arriverebbero a oltre quarantamila se si unissero al progetto anche Marina di Gioiosa Jonica e Grotteria, di fatto già congiunte urbanisticamente a Siderno. Il recente esempio di Rossano e Corigliano, che dal 31 marzo 2018 sono fuse in un’unica amministrazione, dovrebbe stimolare la riflessione.

Se la Locride è una sorta di enclave, strutturalmente separata dal resto della regione (linea ferroviaria a binario unico e sottopotenziata, strada statale 106 raddoppiata solo a tratti, aeroporti lontani, collegamenti pubblici su gomma carenti…), allora tanto vale rivendicare il diritto a una “scissione”. Un comune significativo in termini di popolazione (nell’ipotesi sopra indicata sarebbe il sesto della Calabria, nettamente superiore a Vibo Valentia) avrebbe maggiori possibilità di farsi ascoltare e di rivendicare – per sé e per il circondario – più dignità nei servizi, dalla scuola alla sanità. La chiusura dei nosocomi di Siderno e Gerace e l’agonia di quello locrese ci danno la misura di quanto sia urgente invertire la rotta. Oggi un malato deve andare a farsi curare a Catanzaro o a Reggio, con viaggi dell’ordine anche di centinaia di chilometri se consideriamo l’andata e il ritorno. Sono proprio queste scandalose carenze che danno il diritto di rivendicare autonomia, immaginando perfino la nascita di una Provincia della Locride.

Ricordiamo, peraltro, che le riforme elettorali di questi anni hanno sfumato il legame tra elettori ed eletti. Prima c’era un collegio senatoriale che copriva la fascia Bova-Monasterace, dunque quest’area aveva garantita la presenza di un proprio rappresentante. E alla Camera dei Deputati non erano quasi mai mancati parlamentari nostrani. Con le liste decise unicamente dalle segreterie politiche tutto ciò è venuto meno. Oggi l’unica vera rappresentanza territoriale rimasta è quella ecclesiale, con la Diocesi di Locri-Gerace che congloba quasi tutta l’area definita geograficamente Locride. Ma il vescovo di certo non può né vuole arrogarsi compiti che spettano alle autorità civili.

Ricapitolando: no agli autonomismi egoistici a danno delle parti deboli del Paese; sì alla gestione responsabile del proprio territorio, anche attraverso la creazione di enti autonomi. Ragionare su questo è doveroso aldilà dell’appartenenza a un determinato partito o movimento.

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