“Al vedere la stella, provarono una grandissima gioia…” Epifania del Signore

“Al vedere la stella, provarono una grandissima gioia…”

Ecco: noi, che siamo così certi di conoscere la stella, e saremmo pronti a descriverla e a spiegarne l’origine e la natura, noi, dunque, perché non proviamo la gioia di quegli stranieri ?
E che cos’è questa gioia che essi provarono?
Forse, quel sentimento che noi oggi chiamiamo ‘gioia’ non corrisponde a quella loro gioia…?
Stiamo parlando di cose diverse, distanti anni luce? Forse…
E come saperlo?
Cerchiamo di metterci nei panni di quegli uomini..
Provengono dai paesi orientali confinanti, più o meno, con la Giudea di allora, il regno di Erode.
Anche in quei paesi vi erano dei re, e vi erano anche dei cosiddetti ‘sapienti’ che studiavano il cielo e i movimenti degli astri. Non identifichiamoli subito con la categoria dei negromanti, seguendo l’infida abitudine mentale, che ormai ci governa, di catalogare tutti e ognuno con etichette prefabbricate. Ecco, questo sarebbe già un elemento di lontananza da loro, che ci impedisce di comprendere qualcosa della loro gioia…
Cerchiamo di trasportarci nel tempo in cui, chi cercava il senso della realtà e della storia, aveva come unico riferimento di confronto la natura, e la natura è fatta di cielo e terra. E meravigliamoci piuttosto del fatto che, da questo loro viaggio nell’incognita di un paese sconosciuto e forse anche ostile, non trapeli nulla dell’idolatria della religione pagana che regnava ovunque, e cercava da secoli di inserirsi, spesso con successo, nella stessa Giudea, la patria superstite del Dio Uno..
Infatti di questi uomini trapela soltanto l’intenzione di cercare il senso di un segno atteso da tempo da coloro che, osservando il cielo, volevano comprendere ciò che accade sulla terra: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”.
Ecco l’indicazione per noi, oggi: noi che abbiamo visto la sua stella , che siamo convinti di conoscere l’annuncio su cui si basa la nostra fede – e questa stella attraversa costantemente il nostro cielo, giorno e notte: la parola che lo annuncia e la testimonianza di chi lo ha seguito – noi, perché non lo cerchiamo come quegli uomini?
Cercare vuol dire davvero mettersi in cammino, attraversare i deserti delle nostre storie, accontentarsi dell’acqua che troviamo nascosta fra le rocce, salutare senza timore i pochi viandanti sconosciuti che incrociamo, non temere di accamparci la notte nelle grotte osservando il cielo stellato, alzarci all’alba perché possiamo riprendere il cammino…
E cercare vuol dire anche non temere di entrare nella “città santa” per chiedere a quel re notizie di un evento che lo sconvolge nelle sue certezze di potere, e anzi avere proprio il coraggio di farlo, come di chiedere conto a chi dovrebbe saper rispondere, e lo fa scrutando la tradizione ma non ascolta l’insegnamento che dovrebbe accogliere…
Quanto questo viaggio dei magi ci rappresenta tutti, noi credenti sicuri e pretenziosi, noi giudici inflessibili degli altri nella difesa delle nostre misere certezze…!
Dov’è dunque la gioia dei magi, oggi…?

La stella si posa sulla povertà del cuore di chi accoglie un re senza pretese, senza titolo, senza trono, senza sudditi…e là essi provarono una grandissima gioia…

suor Mirella Muià

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